Garantire il benessere del dipendenti, oggigiorno, è sempre più importante. Per questo ogni azienda dovrebbe avere come priorità l'attivazione di politiche di wellbeing aziendale. 

Secondo quanto emerso dalle ricerche, infatti, l’attuale scenario caratterizzato da aumento dell’inflazione, incertezza economica e geopolitica è fonte di stress per i dipendenti. Un aspetto che incide negativamente sul benessere mentale e fisico delle persone e che, per le aziende, può tradursi in un calo di produttività e crescita. 

Allo stesso tempo, un'atmosfera di lavoro piacevole e un'interessante offerta di benefit aziendali, materiali e immateriali, sono oggi elementi fondamentali nella scelta di entrare o rimanere in azienda. Un aspetto, dunque, che ha a che fare anche con la capacità di attrarre, coinvolgere e trattenere i migliori talenti

I piani sui quali agire per garantire il benessere delle proprie persone, come vedremo, sono principalmente tre – benessere fisico, mentale e ambiente di lavoro. 

  • Ma di cosa si tratta esattamente? 
  • Quali sono le principali azioni da mettere in pratica? 
  • E perché possedere politiche di questo tipo è così fondamentale?

Scopriamolo nel dettaglio.

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wellbeing aziendale cos’è: significato e definizione.

Letteralmente, il termine wellbeing può essere tradotto nell’italiano “benessere”. 

Più nello specifico, invece, il wellbeing aziendale ( o workplace wellbeing) sta ad indicare il benessere psico-fisico, professionale, sociale e finanziario dei dipendenti: si fa quindi riferimento ad un benessere a 360 gradi. 

Dietro questo termine si inseriscono dunque una molteplicità di aspetti e di iniziative in grado di rendere la permanenza sul posto di lavoro piacevole e positiva sotto ogni punto di vista:

Il clima aziendale positivo - insieme al work-life balance e agli aspetti economici - è uno dei principali driver che spingono i lavoratori a legare il loro percorso professionale ad un determinato datore di lavoro. 

D'altronde, considerando che in media ogni persona occupata trascorre più della metà del proprio tempo sul luogo di lavoro, sia esso fisico o virtuale, è evidente che questa componente non possa essere trascurata. 

Come vedremo meglio in seguito, scegliere di adottare un approccio umano-centrico e politiche di gestione delle risorse umane volte a favorire il benessere e un employee experience positiva, comporta numerosi vantaggi tanto per i dipendenti, quanto per l'azienda. 

wellbeing fisico.

Stare bene fisicamente sul posto di lavoro è essenziale. Chi sta bene fisicamente, è anche più produttivo. 

Occuparsi del wellbeing fisico significa in primo luogo verificare che l'ambiente di lavoro sia idoneo e non presenti rischi per la salute. Ma non solo. Anche gli ambienti apparentemente non pericolosi vanno curati affinché possano contribuire a mantenere i dipendenti in salute. Pensiamo agli uffici: sedie, scrivanie, monitor, luci, arieggiamento sono tutti elementi da tenere in considerazione. 

L'azienda può poi contribuire a migliorare il benessere fisico dei dipendenti anche fuori dal posto di lavoro, ad esempio stipulando convenzioni con palestre e centri medici, o fornendo voucher o sconti per le spese mediche.

Le organizzazioni più grandi e strutturate possono valutare anche la realizzazione di strutture interne dedicate all'attività fisica. 

C'è poi tutto il versante dell'alimentazione: offrire ai dipendenti una mensa aziendale con proposte salutari ed equilibrate è un benefit rilevante che molti lavoratori apprezzeranno. Non servono studi per comprendere che mangiando in modo sano si lavora meglio.

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wellbeing mentale.

A lungo sottovalutato, il wellbeing mentale è oggi finalmente considerato tanto importante quanto il benessere fisico. Anche perché è ormai noto che corpo e mente procedono di pari passo e che il benessere del primo ricade sul secondo (e viceversa). 

Ad esempio, chi vive sul posto di lavoro situazioni di forte stress, o ancora peggio di mobbing, può facilmente sviluppare malattie e disturbi fisici di diverso genere. Al contrario, un ambiente di lavoro sereno, accogliente, aperto all'ascolto è il presupposto per un benessere mentale capace di influenzare positivamente le prestazioni di ogni lavoratore.

Il sostegno alla salute mentale, inoltre, può e dovrebbe andare oltre l’ambiente lavorativo. I dipendenti, infatti, possono subire gli effetti negativi di problematiche personali e/o familiari, con ripercussioni sulla propria vita privata e lavorativa. 

Il datore di lavoro, in questo caso, può offrire un supporto interno predisponendo figure dedicate, uno sportello psicologico o di counseling, ma anche sconti o convenzioni per sostenere le spese di professionisti esterni.

wellbeing e welfare aziendale.

Il welfare aziendale può contribuire a sostenere il benessere dei propri dipendenti. Le iniziative di welfare, infatti, comprendono servizi, prestazioni e iniziative che l'azienda può concedere ai lavoratori per migliorare la qualità della vita delle proprie persone, ma anche il potere di acquisto del loro nucleo famigliare.

Parliamo dunque di benefit e prestazioni che hanno lo scopo di favorire il benessere personale e professionale, ma anche sostenere il dipendente dal punto di vista sociale e finanziario. 

Tra questi:

  • l’assistenza sanitaria integrativa
  • la previdenza complementare
  • il rimborso degli interessi passivi del mutuo
  • benefit economici per la famiglia
  • progetti di istruzione e formazione professionale 
  • buoni pasto o carburante
  • buoni regalo
  • auto aziendale e telefono aziendale
  • servizi di mensa
  • i servizi di conciliazione vita-lavoro
  • progetti legati all’area ricreativa per i figli
  • il supporto psicologico
  • la gestione dei caregiver (familiari anziani o non autosufficienti)
  • la ricerca della baby sitter o dell’insegnante di ripetizioni da remoto
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perché è importante il wellbeing in azienda.

Il wellbeing è importante perché solo in un ambiente positivo, e in una condizione di benessere fisico e mentale, si può lavorare e vivere bene. 

Garantire il wellbeing in azienda significa incentivare la produttività, la creatività, il coinvolgimento e la fedeltà dei dipendenti. 

Aspetti che, a loro volta, avranno una ricaduta positiva sul miglioramento dell'immagine e dell’attrattività aziendale (employer branding), nonché sulla capacità di talent acquisition, employee engagement e retention.

Fattori determinanti in un mercato del lavoro segnato dai fenomeni della carenza di lavoratori e competenze qualificate e delle great resignation, che rendono sempre più complesso trovare i giusti professionisti e sempre più fondamentale riuscire a trattenere i migliori talenti in azienda. 

I lavoratori, infatti, non sono più disposti a tutto per “tenersi stretto” il posto fisso. Al contrario, ricercano sempre più una migliore qualità della vita, associata a quella del lavoro. 

Secondo le ricerche, il 13% dei lavoratori italiani ha lasciato il posto di lavoro negli ultimi 6 mesi, mentre il 24% ha intenzione di cambiarlo. Questi dati confermano una tendenza già in corso nell'anno precedente, in lieve crescita (e più marcata tra i giovani e le persone con un elevato grado di istruzione).

La stabilità, di conseguenza, è importante, ma non è sufficiente. Secondo la Randstad Employer Brand Research, infatti, i driver più importanti nella scelta di un datore di lavoro sono:

  • equilibrio tra vita lavorativa e vita privata (60,41%)
  • atmosfera di lavoro piacevole (57,49%)
  • salario competitivo e benefit (54,37%)
  • sicurezza del lavoro (50,93%)
  • visibilità del percorso di carriera (47%)

Altrettanto importanti, le opportunità di formazione e riqualificazione professionale (82%), così come una buona offerta di benefit (81%), materiali e non. Tra questi:

  • un buon rapporto con i propri manager (91,3%)
  • una buona relazione con i colleghi (91,1%)
  • un luogo di lavoro comodo/vicino a casa (91%)
  • un’organizzazione flessibile (90%)
  • l’autonomia nella gestione del ruolo (90%)
  • più tempo libero (87,5%)
  • spazi di lavoro moderni (87%)

Di fatto, dunque, una buona strategia di gestione delle risorse umane dovrebbe toccare tutti questi elementi per garantire la soddisfazione delle proprie persone e potenziare l’employee experience lungo tutto il percorso del lavoratore in azienda: dal primo incontro, all’assunzione, fino all'eventuale uscita.

Le ricerche, in effetti,  dimostrano un interesse crescente da parte delle aziende verso il wellbeing dei propri lavoratori. Una tendenza che si riscontra anche nella comparsa di responsabili dedicati al benessere dell'azienda e dei dipendenti. 

Tuttavia,  finita l’emergenza della pandemia, solo il 27% dei leader HR spenderà di più in programmi di benessere e sicurezza, contro il 54% mondiale, mostrando un evidente gap rispetto alla media dei Paesi. Per consolidare la competitività del business e assicurarsi le competenze necessarie per il successo a lungo termine, tuttavia, i responsabili HR dovranno ripensare attentamente a questi aspetti.

i destinatari del wellbeing aziendale.

Il wellbeing aziendale deve riguardare l'organizzazione a tutti i livelli. I destinatari primari sono naturalmente i dipendenti, ma le politiche volte a garantire il benessere in azienda ricadranno anche all'esterno su collaboratori, clienti e stakeholder. 

Per quanto riguarda i lavoratori, è bene porsi in ascolto delle loro esigenze, in modo da cogliere i bisogni e le eventuali criticità da risolvere. Si possono anche sottoporre dei questionari, in modo da rendersi meglio conto di quale sia il modo giusto per intervenire, facendo anche attenzione alle differenze tra i singoli dipendenti: il wellbeing aziendale deve essere inclusivo e riguardare tutti.

i vantaggi per i dipendenti.

I vantaggi del wellbeing aziendale per i dipendenti sono i seguenti:

i vantaggi per l'azienda.

I vantaggi per l'azienda sono conseguenza dei vantaggi per i dipendenti:

il wellbeing aziendale: esempi.

Le azioni che si possono intraprendere per sviluppare un piano di wellbeing aziendale sono molteplici e si articolano principalmente sui tre piani che, come abbiamo visto, il benessere aziendale abbraccia: benessere fisico, benessere mentale e ambiente di lavoro. 

Vediamo alcuni esempi:

  • promuovere la meritocrazia e l'avanzamento di carriera 
  • offrire un aiuto concreto in caso di problemi relativi alla sfera emotiva e psicologica (ad esempio con la presenza di uno psicologo  in sede a disposizione dei dipendenti una volta alla settimana);
  • siglare accordi con palestre, centri benessere, centri medici;
  • migliorare l'ambiente di lavoro puntando su: luce, colori, piante, sedie e scrivanie confortevoli, aree relax, spazi condivisi, spazi all'aria aperta, una piccola cucina...;
  • garantire la massima flessibilità di orari e gestione del lavoro;
  • proporre programmi di formazione continua;
  • semplificare la burocrazia (sfruttando la tecnologia);
  • incentivare la mobilità sostenibile, ad esempio offrendo e-bike aziendali o monopattini elettrici, organizzando car sharing o acquistando auto elettriche;
  • organizzare eventi informativi sul benessere fisico e mentale;
  • proporre attività esterne all'azienda ma condivise (volontariato, gite culturali, riunioni all'aria aperta...).

come promuovere il wellbeing aziendale.

Il primo passo per promuovere il wellbeing in azienda è partire dai propri dipendenti, analizzando i loro bisogni e desideri. L'obiettivo è realizzare un piano di wellbeing non generico e non calato dall'alto, ma personalizzato e specifico, dunque più efficace. 

Ad esempio, si può chiedere ai dipendenti se sono stressati o se sentono la necessità di fare più sport, oppure se necessitano di un supporto psicologico.

Alcuni lavoratori, infatti, potrebbero avere necessità di un aiuto per risolvere problemi concreti come dipendenze, ansia o depressione. Questi disturbi sono oggi molto diffusi e non devono in alcun modo rappresentare un tabù: è importante che i dipendenti percepiscano la massima disponibilità, apertura e assenza di giudizio.

Anche per quanto riguarda il benessere fisico, oltre ad offrire possibilità concrete di praticare sport, è importante condividere il messaggio relativo all'importanza del movimento. La promozione del wellbeing aziendale passa dunque, a tutti i livelli, dal massimo coinvolgimento dei dipendenti. Dev'essere un percorso condiviso. 


Raccolte le necessità dei lavoratori e identificate le azioni da mettere in campo, sarà necessario fare in modo che il piano di wellbeing aziendale abbia una continuità e venga costantemente ottimizzato. Per questo, dovranno essere monitorati l'andamento, i cambiamenti in atto, la soddisfazione dei dipendenti e dovranno essere messe in campo eventuali modifiche in corso d'opera.

Un'attenzione particolare va rivolta ai lavoratori da remoto, che rischiano di essere “tagliati fuori” dalle azioni concrete di wellbeing messe in atto sul posto di lavoro. Oltre a garantire gli stessi benefit, è importante in questo caso mantenere un canale di dialogo sempre aperto, fissando ad esempio momenti di confronto periodici. 

Considerata la complessità di questa attività, potrebbe essere necessario, almeno in fase iniziale, dotarsi di un consulente o di un wellbeing manager: una persona che possa coordinare tutte le attività e realizzare un piano strategico ed efficace.

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