Lavorare da casa ha molti vantaggi. Grazie all’aumento della tecnologia a nostra disposizione sempre più attività possono essere svolte in modo efficace senza dover uscire dalle mura domestiche. Lo smart working, peraltro, è diventato ancora più necessario in questo periodo di emergenza. Molte aziende lo hanno infatti implementato per fronteggiare il Coronavirus, in linea con le disposizioni del governo. Come freelance sono tante le mansioni che si possono portare avanti da casa senza doversi per forza rivolgere a un commercialista e aprire una partita IVA. Prima di iniziare bisogna, però, essere sicuri di essere in regola con il Fisco e di rispettare la normativa vigente senza incorrere in eventuali sanzioni. Scopriamo insieme tutte le casistiche che permettono di lavorare da casa e quali sono gli obblighi correlati.

donna che guarda dalla finestra mentre è seduta alla scrivania con il pc
donna che guarda dalla finestra mentre è seduta alla scrivania con il pc

le tipologie di lavoro.

La prima distinzione da fare è quella tra lavoratore dipendente e lavoratore autonomo. In diverse aziende, infatti, non è richiesta la presenza fisica quotidiana. Determinati dipendenti vengono dunque assunti per lavorare da remoto e non hanno bisogno di recarsi in ufficio, ma sono comunque legati agli obiettivi aziendali e al loro raggiungimento (leggi anche: come essere più produttivi lavorando da casa). 

La seconda tipologia è il lavoratore autonomo, la figura professionale che più ci interessa in questo momento dal punto di vista fiscale. L’apertura o meno della partita IVA per il freelance dipende non solo dal superamento della soglia dei 5mila euro annui, ma anche dal tipo di attività svolta e dalla continuità del lavoro. In alcuni casi, come ad esempio la traduzione occasionale di un testo, non si richiede infatti la necessità dell’apertura di una partita IVA ma, per risultare in regola con il Fisco, basterà pagare le tasse. Nel caso in cui si superi invece la somma di 5mila euro con la ritenuta d’acconto del 20%, per rispettare la legge, basterà semplicemente iscriversi alla Gestione Separata dell’INPS.

quando è necessario aprire la Partita IVA.

Se i committenti hanno necessità di ricevere una regolare fattura e il lavoro svolto è di tipo continuativo, sarà necessario iniziare la procedura di apertura di partita IVA. Farlo è molto semplice: basta infatti compilare il modello predisposto dall’Agenzia delle Entrate e in poche ore avrai il tuo codice a 11 cifre. A questo punto sarà però necessario capire se devi anche iscriverti alla Camera di Commercio o a un albo professionale, questo dipende dal tipo di lavoro.

Il lavoratore che svolge mansioni di tipo professionale non deve effettuare l’iscrizione alla Camera di Commercio mentre sono soggette a questa procedura tutte le attività di tipo commerciale, artigianale e quelle legate all’intermediazione. L’iscrizione si può fare al momento dell’apertura della P.IVA e la somma richiesta è circa 65 euro di diritti annuali. Per quanto riguarda il pagamento dei contributi, a seconda della categoria a cui si appartiene, ci si dovrà iscrivere alla Gestione separata dell’INPS o alla cassa di previdenza di appartenenza specifica.

partite iva: le novità del 2020.

Con l’inizio del nuovo anno sono diverse le novità che interessano i detentori di partita IVA. In particolare, dal primo gennaio 2020 sono stati fissati nuovi vincoli e limiti per il regime forfettario. Stando alla Legge di Bilancio 2020, infatti, per poter beneficiare del regime forfettario non bisogna superare il tetto massimo fissato a 30mila euro di reddito (leggi anche su Knowledge360: Legge di Bilancio 2020: che cos’è e quali sono le misure più importanti). Per i forfettari, inoltre, non c’è obbligo di fatturazione elettronica, ma per chi decida comunque di avvalersene, i termini di accertamento fiscale verranno ridotti da 5 a 4 anni. È stata abolita, invece, la flat tax al 20% per le partite IVA con ricavi compresi tra i 65001 e i 100mila euro.

i bonus per l’emergenza Covid19.

Il governo in questo 2020 si è mosso anche per tutelare lavoratori autonomi e partite IVA colpiti dall’emergenza Coronavirus. In particolare, con il Decreto Cura Italia è stato erogato un bonus di 600 euro per gli autonomi per il mese di marzo, rinnovato successivamente anche ad aprile (leggi anche su Knowledge360: decreto Cura Italia: le principali novità in materia di lavoro). Per il mese di maggio il Dl Rilancio ha confermato l’assegno, ma solo ad alcune categorie di lavoratori (leggi anche su Knowledge360: Dl Rilancio: come si ripartirà dopo l’emergenza Coronavirus). Sono rimasti esclusi dal bonus, in particolare, i liberi professionisti iscritti agli ordini. Confermata, infine, la possibilità di presentare la domanda per il bonus da mille euro. Il requisito per averne diritto è dimostrare di aver subito, nel bimestre marzo-aprile 2020, perdite uguali o superiori al 33% dei propri introiti rispetto allo stesso periodo del 2019.

 

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