Quando ero ragazzo andavo spesso a cena con alcuni ex compagni di scuola delle superiori (con cui ci troviamo ancora, per altro) e sempre, ogni santa volta, veniva fuori il discorso di “cosa fare da grande”.
Mi sembra di riascoltare la voce dei miei amici che, con la grande sicurezza che
contraddistingue quella età (in quegli anni) dicevano con estrema precisione cosa
avrebbero fatto della loro vita in base alle proprie caratteristiche, peculiarità, talenti e
predisposizioni ideologiche.
Chi voleva fare del volontariato in quelle che poi sarebbero state ONG, chi voleva fare l’impiegato in banca, chi il macellaio, chi l’imprenditore, il dottore… e poi c’ero io. Quando si arrivava a me io NON lo sapevo.
Le due questioni curiose di questo breve racconto sono che io non lo sapevo ma nessuno dei miei amici ha fatto quello che si era prefissato di fare. Come mai?
Una delle grandi fregature della nostra vita è che noi ci vediamo sempre e solo con i nostri occhi: abbiamo una percezione del tutto “deviata” della realtà visto che probabilmente gli altri non ci percepiscono come ci percepiamo noi. Solo che la percezione è un conto, la vita lavorativa un altro e se non riusciamo a scegliere in modo assennato non ci realizziamo come individui e non portiamo le nostre qualità “oggettive” sul mercato.
Quindi? A volte, ripensando a quelle cene, rifletto sul fatto che se avessi avuto qualcuno, un professionista che mi avesse consigliato ed indirizzato, non avrei “investito” anni della mia vita in cose che non mi sono piaciute e che, forse, mi hanno dato pochissimo. È altrettanto vero che, anche una volta cresciuti, avere qualcuno di fianco che ci dice in quale direzione si dovrebbe andare, sarebbe un aiuto straordinario, visto che cambiano le mansioni, i lavori e il mondo sotto ai nostri piedi.