L’indagine sul potenziale occupazionale delle 6 missioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: 205mila nuovi occupati con la trasformazione digitale, 182mila con la rivoluzione “green”.
Nell’ambito delle attività PNRR, Randstad lancia i progetti “Coesione” per creare occasioni di lavoro al Sud e nei piccoli centri, “Medical” per reclutare e formare profili sanitari e “Cross Boarding” per selezionare dall’estero profili specializzati contrastando la scarcity di candidati.
Se tutte e sei le missioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza saranno completamente realizzate, si potranno creare circa 730mila nuovi posti di lavoro in Italia entro il 2026, di cui 381mila donne e 132mila giovani tra i 15 e i 34 anni, con un impatto del +3,2% sul tasso di occupati rispetto allo scenario in assenza del piano. Sono le stime elaborate da Randstad, prima società al mondo nel settore delle risorse umane, sulla base di un’indagine sugli obiettivi, le azioni e le possibili ricadute sul lavoro del PNRR italiano. Un’analisi che evidenzia la potenziale crescita di posti di lavoro in ogni settore, con gli impatti più rilevanti nella trasformazione digitale, con oltre 200mila nuovi occupati, e nella rivoluzione “green”, con circa 180mila.
Missione 1. Nel caso di completa attuazione della Missione 1, su innovazione, competitività, cultura e turismo (quella con la dotazione finanziaria più imponente del PNRR, pari a 40,29 miliardi), Randstad prevede una crescita dell’occupazione di 205mila unità, +0,9% rispetto allo scenario base in assenza del Piano, con 105mila posti per le donne e 36mila per i giovani. Nel dettaglio, tra migrazione al cloud, creazione di nuove competenze digitali, portale unico del reclutamento, piano di assunzioni nella giustizia, si stimano 68 mila posti in più per la digitalizzazione del sistema produttivo (+0,3%), 46 mila per la digitalizzazione nella PA (+0,2%), 91mila per turismo e cultura 4.0 (+0,4%).
Missione 2. Con la piena attuazione della Missione 2, quella relativa alla transizione ecologica, si potranno creare invece 182mila nuovi posti di lavoro (+0,8%), di cui 105 mila donne e 36mila giovani. Nello specifico, 68mila nuovi posti di lavoro saranno nel campo delle energie rinnovabili, idrogeno, rete e mobilità sostenibile, altri 68mila efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici, 23mila rispettivamente economia circolare e agricoltura sostenibile e tutela del territorio e della risorsa idrica.
Le altre missioni. Sono 46mila i posti di lavoro previsti dall’attuazione della Missione 3 (infrastrutture per una mobilità sostenibile) tra lavoratori necessari all’ammodernamento della rete ferroviaria e logistica integrata. Si stimano poi 114mila nuove posizioni di lavoro per la Missione 4 (istruzione e ricerca) tra potenziamento dei servizi scolastici, universitari e di ricerca. E sono ben 137mila i posti potenzialmente creati con la Missione 5 (inclusione e coesione), tra politiche per il lavoro, infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore, interventi per la coesione territoriale. Infine, si prevedono 46.000 posti di lavoro nella Missione 6 dedicata alla Salute, per i nuovi profili da inserire per l’assistenza sanitaria territoriale, oltre che per la ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale.
“Il PNRR, oltre che un’opportunità per rendere il nostro paese più efficiente, innovativo e sostenibile è una formidabile occasione di rilancio dell’occupazione, ma per coglierla appieno richiede un impegno congiunto di istituzioni, mondo formativo e imprese - afferma Marco Ceresa, Group CEO Randstad -. Il piano mette a disposizione risorse importanti per migliorare le competenze di base, combattere l’abbandono scolastico, potenziare il sistema formativo post secondario puntando su ITS, università e lauree professionalizzanti, favorire le politiche attive, sviluppare centri di ricerca e attività innovative. Tutti gli attori in campo devono fare la propria parte per realizzare questi grandi obiettivi”.
Progetto Coesione. In questo contesto, all’interno del proprio piano per il PNRR, Randstad Italia lancia il “Progetto Coesione”, con l’obiettivo di aprire sedi proprie o di altre aziende del nord e centro Italia in contesti geografici fragili, come borghi montani, aree interne e marginalizzate, piccoli comuni nel Meridione in fase di declino demografico.
“Il Progetto Coesione – spiega Ceresa – intende creare nuove modalità di lavoro per promuovere la coesione territoriale e contenere il fenomeno dell’emigrazione dal Sud al Nord che sta lentamente portando allo spopolamento dei piccoli borghi e delle aree interne, costringendo spesso i giovani a scelte difficili tra famiglia e lavoro”. Nuove occasioni di lavoro in particolare nell’area dell’amministrazione e dell’ICT che tipicamente consentono lo svolgimento di attività da remoto, in sedi lontane dalle tradizionali aree industriali o commerciali, secondo tre diverse modalità: “rural office”, ossia unità, uffici o presidi di piccole dimensioni in piccoli borghi; “south hub”, hub aziendali per l’assunzione di 15 o più lavoratori; “south working”, la possibilità di assumere lavoratori che lavoreranno da remoto in spazi di co-working. Randstad prevede l’apertura di 5 nuovi sedi con l’inserimento di decine di lavoratori in questi territori.
Gli altri progetti. Per cogliere a pieno le opportunità di lavoro aperte dalla Missione 6 del PNRR, inoltre, Randstad lancia il “Progetto Medical” che realizzerà partnership con le università per orientamento, recruiting e formazione di profili medici e infermieristici, costruirà “recruiting hub” per profili specializzati in ambito sanitario e realizzerà una “Health School” per la formazione di OSS, OSS, ASA, ASO, anche su temi prioritari del PNRR come l’assistenza domiciliare. In questo contesto, si inserisce in maniera trasversale il “Progetto Cross Boarding”, con cui Randstad punterà al reclutamento all’estero di profili specializzati per contrastare il fenomeno della scarcity dei candidati, favorendo il matching tra domanda ed offerta di lavoro, in settori chiave per gli investimenti del PNRR, tra cui in particolare la sanità e l’edilizia. Randstad prevede entro il 2026 il reclutamento all’estero di 2.815 profili in questi due settori.
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