L’employer brand research 2021 di Randstad, la ricerca indipendente effettuata per fotografare l’attrattività delle aziende, parla chiaro: in Italia, il work-life balance è il principale fattore che determina l'employer branding di un'impresa. Ma perché l’equilibrio vita lavoro è così importante per i dipendenti? E quali sono gli strumenti più utilizzati per garantirlo?

Nella società di oggi, la vera ricchezza è il tempo. Ne è prova il fatto che quest'ultimo sia diventato un elemento di negoziazione nei contratti aziendali alla voce work-life balance. Sotto questo cappello rientrano tutte quelle azioni messe in campo dalle organizzazioni per bilanciare tempo libero e tempo di lavoro dei dipendenti, sempre più divisi tra impegni privati e professionali.

Di che cosa si tratta? Solitamente, di un orario di lavoro flessibile sul posto di lavoro, del rispetto del tempo libero e di un’attenzione per la qualità della vita dei dipendenti, oltre che di benefit inseriti nel sistema di welfare aziendale. Insomma, di tutti quegli elementi che possano garantire un buon equilibrio tra vita privata e vita lavorativa.

Vediamo, nello specifico, i risultati dell’indagine, con un focus  sulla situazione italiana. La ricerca è stata condotta su un campione di oltre 190mila rispondenti, in 34 Paesi. I dati italiani (presenti in questo articolo) sono il risultato di oltre 6500 interviste online condotte su un campione rappresentativo per entrambi i sessi.

mamma in smartworking con due bambini
mamma in smartworking con due bambini

work-life balance ed employer branding.

Nelle aziende più virtuose la conciliazione tra tempi lavorativi e vita privata finisce per diventare un elemento distintivo nel sistema di employer branding, ossia quei meccanismi di attrazione e retention dei talenti, oltre che come fattore di benessere organizzativo in grado di migliorare la produttività aziendale.

L’employer brand research 2021 di Randstad lo conferma: nel nostro Paese un buon equilibrio tra vita lavorativa e vita privata è il criterio in assoluto più importante nella scelta di un datore di lavoro (66%). 

Una posizione che rimane invariata anno dopo anno e che anche in Europa ottiene un buon riscontro (60%). Tuttavia, da parte delle aziende, c’è ancora molto da fare sia nel concreto sia nella comunicazione dell’importanza di questo fattore: lo stesso elemento, nella valutazione delle priorità dei datori di lavoro, scende al quinto posto, mentre è solo all’ottavo nella percezione generale che i dipendenti hanno dei datori di lavoro in Italia. In altre parole, per i lavoratori del nostro Paese, le imprese danno ancora troppo poco rilievo a questo aspetto, a discapito di valori come la stabilità finanziaria e l’ottima reputazione aziendale.

icona omino che lavora da casa
icona omino che lavora da casa

orario flessibile e asili nido aziendali.

Il 63% degli operai considera il buon equilibrio tra vita lavorativa e vita privata cruciale. Una percentuale simile a quella riscontrata tra gli impiegati. Allo stesso modo, età e livello di istruzione non incidono nella preferenza attribuita a questo elemento. 

Per quanto riguarda invece il genere, sono le donne a puntare maggiormente sul bilanciamento dei tempi vita-lavoro (70% contro il 62% degli uomini). Gli strumenti a disposizione delle aziende per favorire il bilanciamento sono molteplici. Tra quelli più diffusi (ma non sono i soli) figurano:

  • orario flessibile
  • banca ore
  • asilo nido aziendale
  • campus nei giorni di chiusura delle scuole
  • sensibilità nel fissare riunioni entro una certa ora
  • uso funzionale delle nuove tecnologie
  • maggiordomo aziendale di supporto per le commissioni personali e familiari

Ma perché tutto ciò funzioni, è necessaria una cultura basata sulla fiducia e sull’orientamento al risultato, unita a una strategia complessiva che valorizzi le persone e le diverse necessità nel ciclo di vita lavorativo.

smart working: la doppia faccia della medaglia.

La pandemia ha determinato l’esplosione dello smart working e delle modalità di lavoro da remoto. Tuttavia, quella che a un primo sguardo può sembrare una facilitazione, può essere vista anche come un rischio per il corretto bilanciamento dei tempi lavorativi ed extra lavorativi. A casa, il lavoro può diventare senza limiti. Quindi, se da una parte è comodo non doversi recare in ufficio, dall’altra iniziano a sfumare i confini tra vita privata e lavoro. Quindi, pur incentivando modalità di lavoro flessibile, i datori di lavoro devono fare attenzione a rispettare gli orari e i tempi dei dipendenti, così come la loro privacy.

ATM, Manageritalia e la diversity.

Molte aziende, oggi, si stanno muovendo in questa direzione. Ad esempio ATM, l'azienda che gestisce il trasporto pubblico a Milano, si è dotata di un comitato etico e di una diversity manager. Più nel dettaglio, ha introdotto laboratori manageriali sulla diversity, ha aperto le porte dei tre nidi aziendali anche ai nipoti, e non solo ai figli dei dipendenti, e offre un'integrazione del 30% oltre la quota Inps alle maternità e paternità facoltative.

ManagerItalia – associazione che rappresenta manager, dirigenti e alte professionalità del settore terziario – ha avviato invece un progetto, denominato “Un fiocco in azienda”, per aiutare le imprese e le dipendenti ad affrontare in modo sereno la maternità, facilitarne il rientro e tutelarne la salute.

Non si tratta solo di attenzioni per i dipendenti, ma di azioni che hanno sempre un ritorno più che positivo per l’azienda stessa. Un dipendente che ha modo di organizzarsi con maggiore libertà, può usufruire di servizi che lo alleggeriscono, ha modo di terminare il lavoro a casa e così via, è più motivato e produttivo. E un datore di lavoro che permette ai suoi dipendenti di avere tempo per sé stessi è sicuramente lungimirante.

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