In un contesto difficile come quello odierno, caratterizzato da fenomeni globali come la Great Resignation e il Quite Quitting, la capacità di un’azienda di custodire e preservare la felicità delle proprie persone è diventata fondamentale per garantire continuità e risultati.

Il benessere organizzativo, in questo senso, è uno dei temi centrali cui prestare attenzione. Si tratta di un argomento estremamente ampio e variegato, ma imprescindibile. 

Creare una cultura aziendale che abbia a cuore il benessere psico-fisico dei propri dipendenti è infatti uno dei tasselli fondamentali che permette di offrire una buona employee experience, con conseguenze positive sull’engagement, la retention dei talenti e sui tassi di turnover.

Ma cosa si intende, nello specifico, quando si parla di benessere organizzativo? A che punto siamo, in Italia, per quanto riguarda la sua introduzione e diffusione? Come un’azienda può migliorarlo?

In questo articolo proviamo a rispondere a questa e altre domande, con l’aiuto dell’HR Trends di Randstad Professionals e del Talent Trends Report di Randstad Sourceright.

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cosa si intende per benessere organizzativo aziendale: definizione e significato.

Il concetto di benessere organizzativo riguarda tutti i settori aziendali, dalla dirigenza alla gestione del personale

Include:

Come vedremo, la cultura organizzativa può essere determinante sul benessere percepito dai lavoratori in molti modi. 

La capacità di rispondere alle esigenze dei dipendenti, infatti, alimenta anche alcuni indicatori importanti del benessere aziendale come il senso di appartenenza all’organizzazione e il sentimento di autorealizzazione.

Scopriamo quali elementi caratterizzano la situazione attuale e quali azioni mettere in campo per incentivare il benessere sul posto del lavoro, incrementando così la produttività, l’attrattività dell’azienda e la fidelizzazione dei talenti.

benessere organizzativo: le linee ministeriali e i riferimenti normativi.

Il ministero dell'Istruzione definisce il benessere organizzativo come “la capacità di un’organizzazione di promuovere e mantenere il benessere fisico, psicologico e sociale di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori che operano al suo interno”. 

La definizione del Ministero ricalca quella precedentemente formulata dagli studiosi Avallone e Bonaretti - che nel loro libro “Benessere organizzativo. Per migliorare la qualità del lavoro nelle amministrazioni pubbliche” - lo avevano descritto in questi termini: “La capacità di un'organizzazione di promuovere e mantenere il più alto grado di benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori in ogni tipo di occupazione".

In Italia, i riferimenti normativi sono i seguenti.

  • Decreto legislativo n. 81/2008 (Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro).
  • Decreto legislativo n. 150/2009: attribuisce agli Organismi Interni di Valutazione il compito di condurre indagini sul benessere organizzativo.
  • Decreto legislativo n. 33/2013: introduce l'obbligo di pubblicare i risultati delle indagini sul benessere organizzativo.
  • Direttiva n. 3/2017 del Presidente del Consiglio dei Ministri: contiene regole relative alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti.

Ancor prima che nel nostro paese, il tema è stato affrontato in sede europea, come testimonia la Dichiarazione di Lussemburgo del 1997, sviluppata dai membri della Rete Europea per la promozione della salute sul posto di lavoro. 

“La promozione della salute nei luoghi di lavoro (WHP) é lo sforzo congiunto di imprese, addetti e società per migliorare la salute ed il benessere dei lavoratori. Questo può essere raggiunto attraverso la combinazione dei seguenti elementi:

  • miglioramento dell’organizzazione del lavoro e dell’ambiente di lavoro
  • promozione della partecipazione attiva
  • incoraggiamento delle capacità personali”

Nel documento, la promozione della salute sul lavoro viene descritta a tutti gli effetti come una moderna strategia aziendale, che mira non solo a migliorare attivamente la salute dei lavoratori, ma anche a prevenire la comparsa di problematiche sul luogo del lavoro (stress lavoro correlato, gli infortuni, le malattie, ecc). 

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perché il benessere lavorativo è importante.

Il benessere lavorativo è importante perché incide in modo determinante sull’andamento del business e della produttività

Riprendendo ancora una volta le parole del ministero dell’Istruzione, si può leggere: “studi e ricerche hanno dimostrato che le strutture più efficienti sono quelle con dipendenti soddisfatti e un clima interno sereno e partecipativo. La motivazione, la collaborazione, il coinvolgimento, la corretta circolazione delle informazioni, la flessibilità e la fiducia delle persone sono elementi che portano a migliorare la salute mentale e fisica dei lavoratori, la soddisfazione degli utenti e, in via finale, ad aumentare la produttività”.

Alla luce di questi elementi e dei diversi studi che hanno evidenziato una correlazione tra produttività e benessere organizzativo, le imprese non possono ignorare i vantaggi che un ambiente lavorativo sereno apporta alla realizzazione e felicità dei lavoratori. Un aspetto che determina e alimenta anche il senso di responsabilità e la motivazione al conseguimento degli obiettivi aziendali.

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come migliorare il benessere dei dipendenti e creare un buon ambiente di lavoro.

Il benessere organizzativo è stato oggetto di indagine della ricerca HR Trends & Salary Survey di Randstad Professionals, che ha coinvolto responsabili delle risorse umane e lavoratori.

Lo scopo della ricerca è stato esplorare la visione aziendale e la percezione dei candidati rispetto al tema del senso e del significato del lavoro, strettamente collegati al benessere lavorativo, sia fisico che mentale. 

Entrambi i target hanno sottolineato come l’esperienza di nuove modalità lavorative negli ultimi anni abbia reso ancor più marcata l’importanza del benessere lavorativo, declinato in un mix che, accanto ad elementi di tipo più concreto e funzionale (come il riconoscimento economico) include la possibilità di crescere professionalmente e al tempo stesso di trovare il giusto equilibrio tra vita professionale e privata.

Il benessere organizzativo è anche una delle tendenze principali che emerge dal Report Talent Trends di Randstad Sourceright. Con il tumulto della pandemia alle spalle, l’orientamento ai dipendenti diventa sempre più importante per le aziende di ogni settore. Offrire un'esperienza lavorativa significativa e orientata agli obiettivi è oggi un valore primario. 

il benessere lavorativo dal punto di vista dei talenti.

Dalla ricerca HR Trends & Salary Survey emerge che gli aspetti che hanno un impatto positivo sulla vita lavorativa, dal punto di vista dei talenti, sono: 

Un candidato su tre ritiene che nella propria azienda sia garantito un buon livello di benessere e serenità. In particolare per elementi come:

  • sicurezza sul posto di lavoro (34%)
  • work-life balance (33%)
  • sicurezza del posto di lavoro (32%).

Alcuni indicatori di benessere organizzativo sono: senso di appartenenza all'organizzazione; sentimento di autorealizzazione; condivisione dei valori dell'organizzazione; equilibrio tra vita privata e lavoro; relazioni interpersonali positive con i colleghi.

Tuttavia esistono ancora aspetti da migliorare. Tra questi, i principali fattori di malessere vengono identificati in:

  • sovraccarico di lavoro (30%)
  • mancanza di obiettivi chiari e condivisi (29%)
  • insoddisfazione salariale (25%).

il benessere lavorativo dal punto di vista dell'hr.

In base alle risposte fornite dai responsabili delle risorse umane nella ricerca HR Trends & Salary Survey, emerge come per le nuove generazioni il lavoro non sia più soltanto legato alla dimensione di necessità funzionale, ma debba generare benessere emotivo per inserirsi positivamente nel proprio progetto di vita.

L’indagine condotta, infatti, conferma la percezione di una trasformazione in atto riguardante l’idea e il senso del lavoro, sempre più inteso come un progetto di vita a 360° che vede come principali protagonisti le giovani generazioni e le figure coinvolte in attività legate a creatività e innovazione.

Tuttavia, poco meno di un HR su tre ritiene che le opportunità offerte dalla propria azienda incontrino pienamente le aspettative dei lavoratori, e la quota scende considerando proprio le generazioni aziendali più giovani. Del resto, solo in un’azienda su tre si riconosce un buon livello di benessere e serenità. Un dato in netto calo rispetto agli anni precedenti (-34%).

Gli elementi di benessere riconosciuti in particolare sono:

  • sicurezza nei luoghi di lavoro (62%) e del posto di lavoro (57%)
  • senso di appartenenza all’azienda (47%)
  • conciliazione fra tempi di vita e tempi di lavoro (47%).

Al contrario, il malessere emerge in presenza di:

  • sovraccarico di lavoro (41%)
  • mancanza di obiettivi chiari e condivisi (33%)
  • stress e ansia (31%)

quali sono i fattori che influenzano il benessere organizzativo?

Parlando di benessere lavorativo, il primo argomento che emerge dalla ricerca HR Trends & Salary Survey, per tutti gli HR, è quello della flessibilità del lavoro. Secondariamente, il report ha rilevato l’importanza del benessere economico e “spaziale”, legato cioè al ripensamento degli spazi aziendali comuni. 

All’interno delle aziende più grandi e strutturate, a carattere internazionale, è importante il benessere fisico. Infine, alcune aziende a vocazione internazionale associano al concetto di benessere anche il tema dell’inclusività e a un’attenzione particolare a specifiche categorie di lavoratori.

Riassumendo, i principali driver che favoriscono il benessere organizzativo e lavorativo sono:

  • Flessibilità: remote working, permessi agevolati, part-time per neo genitori, eliminazione timbratura, orari/pause pranzo flessibili.
  • Benessere economico: sistemi di rewarding legati agli utili aziendali e distribuiti su piattaforme di welfare aziendale, programmi di previdenza complementare, prestiti senza garanzie/a tassi agevolati, incremento del valore dei ticket restaurant/buoni spesa.
  • Benessere spaziale: più comfort ai singoli, più spazio all’interazione fra colleghi e al lavoro in team, spazi idonei ad ospitare momenti volti alla socializzazione.
  • Benessere fisico: corsi e palestre interni, abbonamenti e convenzioni per il fitness, incentivi economici per dipendenti che promuovono attività outdoor (es. recarsi al lavoro in bicicletta).
  • Inclusività e attenzione per minoranze e categorie specifiche di lavoratori.

come migliorare il benessere organizzativo.

Per migliorare il benessere organizzativo è necessario agire su diversi piani, strutturando una strategia integrata. Occorre attivarsi per contrastare la disaffezione nei confronti delle aziende e arginare al contempo il fenomeno della Great Resignation.

È importante garantire ad ogni dipendente:

Un mix di attività e strumenti che deve saper rispondere alle esigenze dei talenti con strategie differenti tra senior e più giovani.

Per i candidati, il benessere deriva infatti dalla capacità dell’azienda di coinvolgere i dipendenti nel progetto complessivo, facendoli sentire parte attiva e dando a ciascuno la possibilità di esprimere se stessi nel proprio lavoro. 

Il benessere organizzativo, dunque, è direttamente proporzionale alla motivazione personale e a quella che viene trasmessa dall’azienda.

l’importanza di un piano di welfare.

Un ottimo strumento per migliorare il benessere organizzativo è il welfare aziendale, che sostiene al contempo sia la vita lavorativa sia quella privata del dipendente. I vantaggi di piani di welfare per i dipendenti sono diversi, questi infatti:

  • aumentano il livello di motivazione e collaborazione all’interno dell’impresa
  • aumentano la produttività a parità di risorse coinvolte
  • forniscono vantaggi competitivi nell'acquisizione e retention dei talenti sul mercato di riferimento
  • diminuiscono i tassi di turnover collegati a scarsa motivazione o ambienti di lavoro poco piacevoli

condurre valutazioni per valutare il benessere dei lavoratori.

Condurre valutazioni sul benessere dei lavoratori è importante perché il benessere passa anche dalla chiarezza del proprio ruolo. Gli elementi che contribuiscono materialmente a renderlo evidente sono:

  • un approccio chiaro, già in fase di colloquio, su quali siano le reciproche attese;
  • feedback e monitoraggi costanti da parte di chi assegna gli obiettivi;
  • la reale e approfondita conoscenza dei contenuti su cui si viene chiamati ad operare;
  • la possibilità di interfacciarsi con un management a sua volta preparato e adeguatamente formato.

Gli stessi candidati, ritengono che sia importante implementare le seguenti azioni:

  • strumenti e processi strutturati in grado di definire ruoli, mansioni e obiettivi (59%);
  • monitoraggio continuo e feedback da parte di chi assegna gli obiettivi (57%);
  • fissare obiettivi misurabili (es. budget) (51%).

accrescere il coinvolgimento e il senso di appartenenza.

Accrescere il senso di appartenenza, oltre ad avere un impatto sulla produttività, può rafforzare la retention dei talenti e giocare un ruolo strategico nell’arginare il fenomeno delle grandi dimissioni. Come favorirlo?

  • Facendo percepire la fiducia e il rispetto da parte dell’azienda (44% degli hr intervistati);
  • Fornendo una visione chiara della strategia aziendale (44%);
  • Dando la percezione di essere parte di un progetto più grande (42%).

valorizzare le individualità (d&i).

Un altro elemento centrale per il benessere lavorativo è la capacità delle aziende di valorizzare le individualità in modo che i talenti possano esprimere la propria personalità. 

Per l’81% questo aspetto è molto importante, ma solo il 28% ritiene che la propria azienda ponga attenzione al riconoscimento e alla valorizzazione delle individualità. 

Quali azioni mettere in campo?

  • puntare sul dialogo e l’ascolto;
  • progressivo (e monitorato) incremento delle responsabilità dei dipendenti;
  • conseguente spazio all’autonomia decisionale del singolo;
  • modalità organizzative che facciano emergere i talenti (es. job rotation);
  • attività di coaching per l’esplorazione dei talenti individuali;
  • feedback ben strutturati e costanti nel tempo.

Tuttavia, non mancano le preoccupazioni per il futuro. Secondo il Talent Trend Report:

  • il 78% dei leader HR considera la propria strategia d&i estremamente importante per il personale e ritiene che faccia la differenza nell'attirare i migliori talenti; 

  • nonostante ciò, il 37% teme che nel prossimo futuro le aziende considereranno meno prioritarie le iniziative riguardanti la diversity equity & inclusion.

favorire il work-life balance e un ambiente di lavoro sano.

Come abbiamo visto, il work-life balance è una delle priorità per i dipendenti. Per incentivarlo, occorre in primo luogo porsi in ascolto delle esigenze dei singoli lavoratori e ampliare il margine di flessibilità. 

Offrire la possibilità di svolgere una parte del lavoro da remoto è spesso un’azione molto apprezzata, così come la presenza di servizi e di particolari deroghe per i lavoratori con figli a carico. 

Occorre inoltre impostare le relazioni di lavoro puntando sull’empatia, anche quando si ricopre una posizione di leadership.

investire in attività a sostegno della salute fisica e mentale.

Mentre le aziende cercano di aumentare la produttività, la forza lavoro ha davanti un futuro incerto. Come emerge ancora una volta dal Talent Trend Report, i problemi più citati come fonte di stress per i dipendenti sono:

  • l'aumento dell'inflazione (36%)
  • l'incertezza economica (35%) 
  • gli effetti negativi dell'incertezza geopolitica (29%). 

E’ importante quindi attivare percorsi mirati per garantire la salute psico-fisica del personale perché questa è strettamente correlata ai livelli di produttività e alla capacità dell’azienda di raggiungere i propri obiettivi di business.

promuovere la formazione e lo sviluppo del personale.

Formazione e opportunità di crescita professionale all’interno dell’azienda sono sempre più apprezzati dai lavoratori. Il Report Talent Trends dimostra che i leader HR ne sono consapevoli, con alcune discrepanze tra i diversi Paesi.

Il 76% degli intervistati dà maggiore importanza allo sviluppo delle competenze dei dipendenti e al coinvolgimento professionale, poiché il reskilling e l'upskilling diventano elementi sempre più cruciali della strategia complessiva per le risorse umane.

Il 57% dichiara di investire in tecnologie di coaching professionale e il 63% in piattaforme di formazione e sviluppo. Su quest'ultimo tema, però, il nostro Paese sconta un grande ritardo rispetto al resto del mondo: in Italia, infatti, gli investimenti in piattaforme e coaching riguardano solo il 14% del campione coinvolto.

Quello che bisogna chiedersi è: stiamo creando contenuti interessanti e articolando una solida proposta di valore per incentivare il personale a investire continuamente tempo nell'acquisizione di nuove competenze rilevanti?

Abbiamo gli strumenti giusti per offrire esperienze di apprendimento coinvolgenti, utili e soddisfacenti in linea con il nostro fabbisogno di competenze attuale e futuro?

investire in programmi di benessere per i dipendenti.

In base alla ricerca Talent Trends , il 54% degli HR leader a livello globale intende spendere di più in programmi di benessere e sicurezza quest'anno. In Italia, purtroppo, questa percentuale scende al 27%.

È chiaro che il coinvolgimento e la produttività sono strettamente correlati al benessere mentale e fisico; le aziende che desiderano aumentare la produttività dei dipendenti dovrebbero quindi impegnarsi a migliorarne il coinvolgimento. 

Il benessere come imperativo aziendale si sta sempre più consolidando, diventando un elemento imprescindibile della strategia per le risorse umane. 

Un aspetto dimostrato anche dalla comparsa di responsabili dedicati che si occupano in modo olistico del benessere dell'azienda e dei dipendenti. 

Tuttavia, specialmente nel nostro Paese, c’è ancora molta strada da fare.

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