Il cosiddetto fenomeno dei “boomerang worker” - ovvero i dipendenti che lasciano il lavoro in un’azienda per poi ritornare dopo un po’ di tempo - si verifica in modo molto più diffuso di quanto si possa pensare. 

Sempre più spesso, infatti, i lavoratori che lasciano un posto di lavoro per un altro cercano di mantenere un buon rapporto con la vecchia azienda proprio perché potrebbero facilmente voler tornare sui propri passi; dati alla mano, negli Stati Uniti almeno una persona su tre ha vissuto questa esperienza.

Per gli esperti, il “ritorno al passato” è positivo per il lavoratore, ma anche per l’organizzazione, che può in questo modo reintegrare una risorsa che già conosce bene non solo la realtà lavorativa ma anche cultura e valori aziendali

Se anche tu hai scelto di tornare nel vecchio posto di lavoro, ecco qualche consiglio per affrontare al meglio il primo giorno nell’azienda dove sei già stato in passato.

tornare a lavorare nella vecchia azienda
tornare a lavorare nella vecchia azienda

come farsi riassumere dopo le dimissioni.

Le dimissioni possono essere presentate per molteplici motivi: ricerca di un miglior equilibrio tra vita e lavoro, insoddisfazione rispetto al ruolo, desiderio di cambiamento o stress da lavoro. Si tratta spesso di decisioni maturate nel tempo, ma non per questo sempre definitive.

In alcuni casi, può accadere che una volta usciti dall’azienda ci si renda conto che il nuovo impiego non soddisfa le aspettative o che la precedente realtà lavorativa offriva, in realtà, condizioni più favorevoli di quanto inizialmente percepito. È in questi casi che nasce il desiderio di tornare sui propri passi e rientrare in azienda come boomerang employee.

Se il dipendente cambia idea prima di aver formalizzato la procedura telematica di dimissioni, il ritorno può essere più semplice del previsto. Fino a quel momento, infatti, le dimissioni non hanno alcun valore legale e il rapporto di lavoro resta formalmente attivo. In questi casi, è sufficiente comunicare all’azienda la volontà di proseguire, e - se le condizioni lo consentono - riprendere regolarmente l’attività.

Quando invece le dimissioni sono già state formalizzate per via telematica, si aprono scenari differenti:

  • per i dipendenti pubblici, l’art. 132 del Testo Unico del Pubblico Impiego prevede la possibilità di chiedere la riassunzione dopo le dimissioni volontarie. Tuttavia, la decisione spetta all’amministrazione, che valuterà se sussistono i presupposti e se vi siano posizioni vacanti compatibili con il reintegro;
  • per i lavoratori del settore privato, invece, l’art. 26 del Decreto Legislativo n. 151 del 14 settembre 2015 (Jobs Act) stabilisce che, una volta inviate le dimissioni tramite procedura telematica, il lavoratore ha 7 giorni di tempo per revocarle. Oltre questo termine, il recesso diventa definitivo, e ogni eventuale reintegro dovrà avvenire su nuova assunzione.

In ogni caso, quando si sceglie di tornare nel vecchio posto di lavoro, il passo più importante è parlare apertamente con l’ex datore di lavoro. È importante evitare giustificazioni forzate o retoriche e spiegare con onestà le ragioni che hanno spinto inizialmente a lasciare e quelle che ora motivano il desiderio di rientrare.

Mostrare consapevolezza, capacità di autocritica e un atteggiamento costruttivo può contribuire in modo decisivo a ristabilire un rapporto di fiducia. Allo stesso modo, è utile manifestare chiaramente quali obiettivi si intendono raggiungere in caso di rientro e quale valore si crede di poter portare nuovamente all’organizzazione, facendo leva su una rinnovata motivazione.

Un confronto franco, aperto e rispettoso è fondamentale per valutare insieme all’ex datore di lavoro se ci sono i presupposti per ricostruire il rapporto professionale, magari in modo diverso rispetto al passato, ma più consapevole.

riassunzione dopo scadenza contratto a tempo determinato.

La conclusione di un contratto a tempo determinato non sempre segna la fine definitiva del rapporto con l’azienda. Anzi, in molti casi può rappresentare l’inizio di un nuovo percorso. 

È sempre più frequente, infatti, che lavoratori con contratto a termine vengano richiamati dall’azienda per una nuova collaborazione, talvolta a distanza di pochi mesi dalla cessazione del primo contratto. Questo accade soprattutto quando si è lasciato un buon ricordo e si è dimostrata affidabilità, flessibilità e spirito di iniziativa.

Ma quando e come è possibile una riassunzione dopo la scadenza di un contratto a termine? In primo luogo, è bene chiarire che - dal punto di vista normativo - la riassunzione è assolutamente lecita, ma soggetta a regole specifiche.

La legge prevede che se il nuovo contratto è sempre un contratto a termine, tra i due debba intercorrere un intervallo minimo di: 

  • 10 giorni, se il contratto scaduto aveva una durata inferiore a 6 mesi;
  • 20 giorni, se il contratto scaduto aveva una durata superiore a 6 mesi.

Se questo periodo di pausa obbligatoria tra la scadenza di un contratto a termine e l'eventuale riassunzione del lavoratore con un nuovo contratto a termine non viene rispettato, il secondo contratto si trasforma automaticamente in un contratto a tempo indeterminato. 

ho sbagliato a cambiare lavoro: cosa fare?

Cambiare lavoro è spesso una decisione che richiede molta riflessione. Tuttavia, ci possono essere momenti in cui, una volta fatto il passo, ci si rende conto di aver commesso un errore. Questa situazione può generare ansia e incertezza, ma è importante sapere che non sei solo. Molte persone si sono trovate nella stessa situazione e sono riuscite ad affrontarla con successo.

Il ritorno al lavoro precedente dopo un cambio di impiego non è una sconfitta. È una scelta legittima per coloro che hanno riflettuto attentamente sulle proprie motivazioni e desiderano costruire una carriera soddisfacente e appagante. 

Se ti senti insoddisfatto del tuo attuale impiego e stai pensando di tornare al tuo lavoro precedente, prenditi il tempo necessario per valutare le tue ragioni. La tua carriera è un percorso in evoluzione, e prendere decisioni ponderate è fondamentale per il tuo successo professionale.

La prima cosa da fare è analizzare in modo obiettivo cosa non funziona nel nuovo lavoro. È una questione di mansioni poco stimolanti? Di mancanza di allineamento con la cultura aziendale? O magari di rapporti difficili con colleghi o superiori? Capire la natura esatta del disagio ti aiuterà a fare chiarezza su cosa desideri davvero e a evitare di ripetere lo stesso errore in futuro.

Una volta individuate le ragioni, rifletti su ciò che invece funzionava nella tua precedente esperienza lavorativa: ti sentivi valorizzato? Avevi maggiori opportunità di crescita? Un team più coeso? Questo confronto ti sarà utile per capire se il desiderio di tornare è dettato da nostalgia o se risponde a esigenze concrete e legittime.

Dopodiché, valuta le condizioni attuali della tua ex azienda: la posizione che ricoprivi è ancora libera? L’organizzazione è cresciuta o cambiata? Ci sono state riorganizzazioni interne o sono stati assunti nuovi manager? Può essere utile confrontarsi in modo discreto con ex colleghi di fiducia per raccogliere informazioni aggiornate.

A questo punto, arriva il momento di contattare il tuo ex datore di lavoro. Fallo con trasparenza, professionalità e senza pressioni. Puoi inviare un’e-mail o proporre un incontro informale, in cui spiegare le tue motivazioni con sincerità. Non giustificarti, ma racconta il tuo percorso, mettendo in luce ciò che hai imparato e il valore che potresti portare oggi all’azienda, anche grazie alla nuova esperienza.

Infine, sii pronto ad affrontare anche un eventuale “no” o a valutare proposte differenti rispetto a quelle che avevi in mente. Essere flessibili, proattivi e aperti al dialogo è fondamentale. In ogni caso, ricorda: rendersi conto di aver sbagliato è segno di maturità. E prendere in mano la propria carriera per correggere la rotta è sempre una decisione coraggiosa.

come gestire il rientro nella tua vecchia azienda.

Tornare a lavorare nella vecchia azienda dopo un periodo di assenza è un’esperienza che può generare emozioni contrastanti: entusiasmo, nostalgia, ma anche un certo senso di smarrimento. 

Se da un lato ritrovi volti noti e un ambiente familiare, dall’altro potresti dover affrontare nuove dinamiche e aspettative diverse rispetto al passato. Per questo è importante affrontare il ritorno con la giusta predisposizione, consapevoli che non si tratta di un semplice “riavvolgere il nastro”, ma di una nuova fase della propria vita professionale.

Ecco alcuni consigli pratici per tornare nel vecchio posto di lavoro con il piede giusto:

  1. “be positive”. Un atteggiamento positivo e sorridente aiuta a rispondere alle domande che i vecchi colleghi faranno di sicuro sul perché avevi lasciato quel posto di lavoro. La tua spiegazione dovrà infatti essere quanto più onesta possibile ed evitare inutili negatività: questo aiuterà anche a instaurare da subito un clima di cooperazione ed amicizia. Inutile cercare di evitare la domanda girandoci troppo attorno. Spiega le tue ragioni senza mai cadere nel tranello della rabbia o del risentimento per qualcosa che è successo tanto tempo prima;
  2. mettere fine ai pregiudizi e dimostrare che si è cresciuti. Tornare a lavorare nella vecchia azienda implica che la maggior parte delle persone con le quali ti troverai a stretto contatto hanno già delle aspettative molto chiare su di te. Cerca quindi di essere un po’ più formale e riservato - soprattutto all’inizio - proprio per mostrare a colleghi e responsabili che sei cresciuto professionalmente. Per dar loro, insomma, la possibilità di guardarti con occhi diversi ed apprezzare le tue nuove competenze acquisite;
  3. resettare le proprie aspettative nei confronti degli altri. Durante la tua assenza, alcuni equilibri potrebbero essere cambiati e i tuoi colleghi potrebbero aver affrontato sfide importanti ed esperienze impegnative. Proprio come un espatriato che torna nella sua nazione natale dopo tanti anni, tieni a mente che “il paese è cambiato e anche tu sei cambiato”, quindi non rimanere deluso se è tutto diverso da come lo ricordavi;
  4. creare una nuova rete di rapporti e mostrare interesse per l’attuale organizzazione dell’azienda. Intrattieni conversazioni con manager e colleghi chiedendo ai diretti interessati cos’è cambiato, senza mai supporre di sapere già tutto. Dimostra quindi che hai voglia di fare e cerca di stringere amicizie anche con i nuovi assunti, non cadendo nella tentazione di parlare solo con quelli che senti più “familiari”;
  5. non criticare il lavoro degli altri ed avanzare le proprie proposte con educazione e competenza, apportando così nuove idee senza provocare qualcuno. Prenditi del tempo per riconquistare la tua azienda e focalizzati sul tuo comportamento, per rientrare “in punta di piedi” e reimmergerti gradualmente all’interno delle nuove dinamiche che si sono create in tua assenza;
  6. non avere fretta di completare la transizione. Se sei convinto della scelta che hai fatto, vedrai che non faticherai a riacquisire familiarità con le dinamiche del tuo vecchio team di lavoro.

Tornare nel vecchio posto di lavoro non è necessariamente un segno di debolezza o insuccesso. È un’occasione per mettere a frutto le esperienze acquisite altrove, valorizzare le proprie competenze con uno sguardo rinnovato e contribuire in modo più lucido e maturo alla crescita dell’organizzazione.

Con il giusto atteggiamento, tornare a lavorare nella vecchia azienda può trasformarsi in un’opportunità di crescita, non solo professionale ma anche personale. Perché a volte, per fare davvero un salto in avanti, serve il coraggio di tornare dove tutto è cominciato - con occhi nuovi, obiettivi più chiari e una motivazione ancora più forte.

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