Fare carriera è il sogno di molti dipendenti e lavoratori. Per riuscirci, bisogna ricorrere ad alcune competenze specifiche - hard skills e soft skills - che fanno parte della sfera strategico-organizzativa, ma anche a tanta motivazione e perseveranza.

Per riuscire ad affermarsi nel mondo del lavoro è infatti necessario mettersi in gioco ogni giorno, avere una visione ampia e a lungo termine, dimostrare di essere determinati verso i propri obiettivi e allo stesso tempo sufficientemente umili da ascoltare i consigli dei superiori e dei colleghi. 

1. come iniziare una carriera?

Una carriera inizia sempre da un’analisi del percorso compiuto in precedenza, da una profonda consapevolezza dei propri punti di forza e di debolezza, dagli obiettivi che ci si pone e dal tipo di percorso professionale che si desidera ottenere. 

Vuoi lavorare in un’azienda o provare la strada dell’imprenditoria? 
Preferisci essere assunto oppure diventare un libero professionista?

Non esiste, infatti, una strada tracciata identica per tutti: ciascuno deve costruire il proprio percorso, se vuole far carriera con risultati soddisfacenti.  Gli obiettivi che ti poni devono essere in linea non solo con le competenze acquisite nel percorso formativo, ma anche con le tue passioni.

Allo stesso tempo, occorre conoscere molto bene l’azienda per la quale si lavora (o si desidera lavorare) oppure il mercato di riferimento in cui si vuole tentare la propria carriera imprenditoriale. 

Fatta questa prima analisi bisogna cercare di porsi come una risorsa indispensabile, una ricchezza aggiunta per gli obiettivi che si vogliono raggiungere. 

Ricorda che la proattività è la migliore alleata della tua carriera professionale. Già a partire dalla fase di ricerca del lavoro, un atteggiamento proattivo può aiutarti nella ricerca di una posizione che soddisfi le tue aspettative. Studia il settore di riferimento e cerca di comprendere quali sono le professionalità e le competenze maggiormente richieste per muoverti con consapevolezza e mostrarti preparato. 

2. come fare carriera.

Cambiare lavoro può essere, in alcuni casi, un bene, sia a livello professionale sia di equilibrio vita-lavoro. Di solito, infatti, l’obiettivo del cambiamento è quello di evolvere e migliorare la propria situazione sotto diversi punti di vista.

Il cambiamento potrebbe segnare una svolta nella propria carriera, con benefici professionali e di salute in generale. Prendiamo, ad esempio, i casi della sindrome da burnout, un disturbo dovuto ad uno stress da lavoro prolungato o dei contesti e ambienti di lavoro che possono risultare tossici (demansionamento, mobbing, pessimo rapporto con i colleghi).

In tutte le eventualità citate, cambiare lavoro può rappresentare una via d’uscita verso un percorso di carriera più sano o adatto alle proprie esigenze e ambizioni.

In molte situazioni, cambiare lavoro può rappresentare un vantaggio non solo dal punto di vista della salute, ma anche da quello della crescita professionale. Cambiare azienda può essere proficuo nel momento in cui ci si rende conto che non è più possibile compiere ulteriori passi in avanti nel lavoro attuale, né da un punto di vista retributivo né strettamente professionale.

Con un nuovo lavoro si ha la possibilità di ampliare il proprio bagaglio di competenze, confrontarsi con un contesto diverso e aumentare le probabilità di crescere come professionista e persona. Cambiare, inoltre, può rappresentare un volano per le proprie motivazioni che, alimentate da nuovi stimoli, possono aiutarci ad affrontare sfide professionali e progetti ambiziosi.

Spesso il cambiamento costringe ad abbandonare la propria zona di comfort. Una scelta sicuramente non facile, ma che diventa ragionevole quando il prezzo da pagare alla stabilità è un lavoro opprimente che non garantisce più alcuno stimolo.

È necessario, quindi, rimettersi in gioco e avere il coraggio di affrontare nuove sfide e confrontarsi con ambienti e persone diverse.

3. come crescere nel mondo del lavoro?

Sono tanti i segnali che ci possono far capire che è arrivato il momento di cambiare lavoro. 

Sono facilmente identificabili nella routine di tutti i giorni e la cosa migliore è non sottovalutarli perché, alla lunga, potrebbero diventare un significativo ostacolo non solo per la nostra crescita professionale, ma anche per la felicità ed il benessere personale.

Una costante sensazione di frustrazione o di stress è un primo importante campanello d’allarme. Se non si riesce mai ad essere soddisfatti a livello professionale significa che qualcosa non funziona nel lavoro attuale e sarebbe opportuno cominciare a guardarsi intorno.

Altro aspetto di primaria importanza quando si sta valutando di cambiare lavoro sono le motivazioni. Accusare scarso interesse verso le mansioni che si sono sempre svolte è un ulteriore sintomo da valutare.

Cambiare lavoro, poi, potrebbe essere il passo necessario nel momento in cui si sono chiesti invano una promozione o l’assegnazione di nuovi progetti e attività.

Tra gli altri segnali che possono indicare la necessità di cambiare lavoro si possono citare anche:

  • datore di lavoro che non incoraggia nello sviluppo di nuove competenze
  • arrivare a lavoro in ritardo e andare via il prima possibile
  • iniziare un’attività, ma non portarla a termine
  • non identificarsi più nella cultura aziendale
  • scarso interesse del proprio datore di lavoro verso un momento complicato della propria vita privata che impatta negativamente sulle performance
  • stipendio più basso che in altri ruoli di pari livello
  • assenza o insufficienza di benefit

Secondo l’ultimo rapporto Randstad Employer Brand Research, tra i professionisti che cambiano effettivamente impiego, la motivazione principale (62%) è rappresentata dall’atmosfera di lavoro. Al secondo posto (59%) ci sarebbe il work life balance, mentre al terzo – indicato dal 57% degli intervistati – la retribuzione e benefit interessanti.

Un altro aspetto che è emerso chiaramente tra le motivazioni per cambiare lavoro, in particolare tra i lavoratori di età inferiore ai 35 anni, è la crescita professionale. Per due dipendenti italiani su tre, infatti, l’azienda per cui lavorano dovrebbe garantire la possibilità di crescere. Il 36% del campione ha indicato questo attributo come “molto importante”.

In linea con questi dati c’è anche il fatto che otto lavoratori su dieci ritengano molto importante che il datore di lavoro offra la possibilità di riqualificazione o miglioramento delle competenze.

cambiare lavoro a 40 anni

Cambiare lavoro è una decisione a cui, come abbiamo scritto, concorrono molteplici aspetti. Tra questi c’è, inevitabilmente, l’età anagrafica. Affrontare un nuovo percorso professionale a 30 anni è diverso dal farlo a 40, 50 o 60 anni.

Ci sono, però, alcuni elementi comuni che possono favorire il cambiamento a qualsiasi età. Per cambiare lavoro a 40 anni è fondamentare continuare a formarsi costantemente, non smettere di studiare e mantenersi aggiornati su tutte quelle che sono le novità del proprio settore professionale.

Si può anche valutare il supporto di un career coaching, quindi aggiornare e ottimizzare il proprio curriculum e mantenere sempre una solida rete di contatti. Fondamentale, infine, è un atteggiamento sempre positivo e proattivo.

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cambiare lavoro a 50 anni

Trovare lavoro a 50 anni è in larga parte una questione di organizzazione e voglia di mettersi in gioco, ma anche di grande pragmatismo. 

La prima cosa da fare è sondare il mercato. 

È necessario, infatti, capire quali siano le competenze più ricercate e i settori nei quali la domanda è più alta. Una volta fatte queste valutazioni, bisognerà trovare un compromesso tra le proprie capacità e le nuove richieste del mondo del lavoro.

Bisogna, poi, tener presente un aspetto molto importante: le competenze maturate nei passati anni di lavoro non vanno affatto messe da parte. Possono, al contrario, avere una funzione propedeutica al prosieguo della propria carriera professionale.

Inoltre, a 50 anni si ha l’indubbio vantaggio di conoscere meglio se stessi, i propri difetti, ma anche i pregi: il modo migliore per individuare eventuali lacune e intraprendere la strada della formazione.

cambiare lavoro a 60 anni

Cambiare lavoro a 60 anni può generare sentimenti di ansia e spavento. 

È assolutamente fisiologico, ma non bisogna farsi sopraffare da essi. La via d’uscita va ricercata nella capacità di reinventarsi, anche quando la necessità di rimettersi in gioco sembrava ormai lontana.

Anche in questo caso, può essere molto utile rivolgersi ad un coach di carriera, con cui rinnovare il proprio profilo professionale allo scopo di renderlo più spendibile sul mercato del lavoro.

4. 6 doti strategico-organizzative che devi avere per fare carriera

Cambiare lavoro significa ridefinire il proprio percorso di carriera, avere il coraggio di abbandonare la zona di comfort e, in definitiva, rimettersi in gioco. 

Si tratta, quindi, di una decisione che va ponderata e supportata da una strategia che vada a toccare molteplici aspetti della propria professionalità.

curare curriculum vitae e LinkedIn

Uno dei primi passaggi da affrontare quando si decide di cambiare lavoro è indubbiamente la cura del curriculum.

Solitamente, un selezionatore impiega in media meno di un minuto al primo esame di un cv. Per questa ragione deve essere d’impatto e mettere subito in evidenza le competenze e le esperienze che rendono il candidato idoneo per quella particolare posizione lavorativa.

Molto importante è anche la scelta della foto, che è una delle prime cose che un recruiter vede quando esamina un curriculum.

È necessario non essere prolissi e strutturare il curriculum in base a quelle che sono le richieste e i requisiti presenti all’interno della job description. Non bisognerebbe mai andare oltre le due pagine.

Il margine di manovra è sicuramente maggiore sui social e, in particolare, sul social professionale per eccellenza: LinkedIn.

In Italia, il 73% dei recruiter dichiara che il profilo LinkedIn dei potenziali candidati è la prima cosa che controlla in fase di ricerca e selezione. Per il 65% dei recruiter l’impressione che si trasmette online è altrettanto importante di quella che si dà di persona. 

LinkedIn è la rete professionale online più grande al mondo ed è molto probabile che il potenziale datore di lavoro abbia già spulciato i profili sulla piattaforma prima ancora di stringere la mano al candidato per la prima volta.

Attraverso LinkedIn, infatti, è possibile presentare al tempo stesso il curriculum, la lettera di presentazione, la rete di contatti e tutte le referenze dei candidati.

prepararsi al colloquio

Superate le fasi del processo di reclutamento si arriva, infine, al momento del colloquio di lavoro vero e proprio.

Prima di presentarsi all’intervista c’è, però, una serie di passaggi obbligatori da seguire per arrivare preparati all’incontro.

Innanzitutto, è molto importante raccogliere quante più informazioni possibili sull’azienda per la quale ci si candida, sul ruolo offerto e sul mercato di riferimento.

Dopodiché, bisogna lavorare su quelli che sono i punti di contatto tra il proprio profilo professionale e la job description e prepararsi a rispondere alle domande più frequenti che i recruiter pongono ad un colloquio di lavoro.

Tra i quesiti più comuni ci potrebbero essere domande a trabocchetto che più che la risposta in sé, intendono valutare soprattutto il modo in cui un candidato reagisce e la sua capacità di contestualizzare in maniera coerente e coincisa le sue competenze e attitudini. Sono esempi di questo tipo di domande:

La trasparenza è un altro aspetto fondamentale quando si affronta un colloquio di lavoro, in quanto ci sono informazioni che sono facilmente verificabili da un reclutatore e che se non veritiere potrebbero dare un’immagine non lusinghiera del candidato e compromettere il suo percorso di selezione (leggi anche: le bugie da non dire in fase di colloquio).

Nonostante il colloquio sia un momento di autopromozione, quindi, è comunque importante mostrarsi umili e soprattutto sinceri rispetto a quello che si può offrire all’azienda.