La crescita professionale è un elemento che riveste un’importanza crescente all’interno delle aziende. Ciò è dovuto alla variabilità del mercato del lavoro e della società nel complesso nonché all’introduzione di nuove pratiche organizzative e di nuove tecnologie. 

Pensiamo allo smart working, all’intelligenza artificiale, all’automazione: fenomeni trasversali ad ogni settore. Il mondo va veloce e le imprese devono essere in grado di stare al passo coi tempi offrendo ai dipendenti l’opportunità di crescere professionalmente e di acquisire nuove competenze. La formazione, in questo senso, assume un ruolo centrale: non la si può più considerare un’attività secondaria, parallela o eventuale, bensì una componente integrata nel tessuto organizzativo aziendale.

Vediamo dunque in che modo garantire ai propri dipendenti opportunità di crescita professionale e personale. Per farlo, analizzeremo i dati del Randstad WorkMonitor, un’indagine realizzata in oltre 30 Paesi allo scopo di monitorare l’atteggiamento dei dipendenti verso il lavoro e le trasformazioni che il mercato richiede. L’indagine restituisce un quadro complesso, all’interno del quale i professionisti assumono un ruolo prioritario rispetto al passato: oggi le aziende devono ripensare al loro approccio per attrarre e trattenere i lavoratori, rispondendo in modo sempre più puntuale alle nuove aspettative e necessità dei talenti.

prova3

Randstad Workmonitor: scopri ciò che i dipendenti desiderano e si aspettano dai loro datori di lavoro.

scarica il report
crescita professionale
crescita professionale

cosa si intende per crescita professionale?

La crescita professionale è lo sviluppo di un percorso di carriera all’interno dell’azienda che permetta ai dipendenti di acquisire competenze trasversali - soft skills e hard skills - da sfruttare nel contesto lavorativo, ma anche per un percorso di crescita personale. 

Lo sviluppo professionale può essere portato avanti tramite corsi di formazione, in presenza e a distanza, e con attività di upskilling e reskilling. Il tutto all’insegna della flessibilità: oggi i ruoli sono sempre più fluidi e intercambiabili, dunque è necessario puntare soprattutto su nuove competenze che possano essere applicabili in diversi ambiti e su soft skills come l’intelligenza emotiva.

Le aziende che concedono ai dipendenti la possibilità di scegliere il proprio percorso di crescita professionale, sostenendoli e guidandoli verso una consapevolezza di sé, delle proprie capacità e obiettivi, generano un impatto positivo tanto sui dipendenti quanto sul business aziendale, perché un lavoratore che si sente valorizzato e sostenuto nelle proprie ambizioni sarà senz’altro più produttivo, oltre che più strettamente legato all’azienda e ai suoi valori (leggi anche: perché i lavoratori rimangono in azienda).

crescita professionale in Italia: un'occasione di riscatto.

In Italia la relazione tra lavoro e lavoratori soffre di alcuni problemi strutturali. Il primo riguarda il divario tra valore ideale e corrispondenza reale di tre pilastri fondamentali: retribuzione, equilibrio tra lavoro e vita privata e sicurezza contrattuale. 

Questi tre valori sono prioritari per oltre il 90% dei lavoratori, che tuttavia nella realtà concreta ne trovano riscontro rispettivamente nel 68% (retribuzione), nel 78% (equilibrio) e nel 79% (sicurezza) dei casi. 

Il secondo problema è il gap tra la rilevanza del lavoro come principio astratto nella vita e il reale valore attribuitogli  nel dare senso alla propria vita. Il lavoro è importante per il 77% degli intervistati ed ancora di più ci si aspetta di sentirsi realizzati nel compierlo (89%), ma esso riesce a fornire uno scopo, nelle realtà dei fatti, solo al 49% dei lavoratori.

Malgrado questa evidenza, in Italia i lavoratori vedono nella formazione la grande occasione di riscatto che permettesse loro di consolidare la posizione acquisita e di sviluppare valore in un mercato costantemente in evoluzione. 

Anche in questo caso si osserva però una certa discordanza tra aspettativa e realtà, in quanto, negli ultimi 12 mesi, gli intervistati testimoniano che solo nel 23% dei casi le occasioni di formazione sono incrementate, ma il saldo è nettamente ridotto dal fatto che per il 14% sono invece diminuite.(leggi anche: cosa pensano gli italiani dei datori di lavoro). Al pari del bisogno di rinnovare le competenze, anche il vantaggio di confrontarsi con un career coach trova la sua centralità, soprattutto nella richiesta di miglioramento dello status attuale (45%), più che una progettazione a lungo termine (35%).

prova3

Randstad Workmonitor: scopri ciò che i dipendenti desiderano e si aspettano dai loro datori di lavoro.

scarica il report

cosa si fa per crescere professionalmente?

Diamo un’occhiata anche ai dati del Randstad Employer Brand Research 2022, una ricerca condotta da Randstad su un campione di oltre 6.590 persone in Italia (e di quasi 163.000 rispondenti nel mondo). Dal capitolo dedicato proprio a questo tema, emerge che la crescita professionale è molto importante per due dipendenti italiani su tre (65%). 

Lo è ancora di più per coloro che hanno meno di 35 anni, così come per i lavoratori con un livello di istruzione elevato (75% in entrambi i casi). L’80% dei dipendenti italiani considera molto importante che il datore di lavoro offra la possibilità di riqualificazione e miglioramento delle competenze,  ma solo il 47% ritiene che il proprio datore di lavoro offra loro sufficienti opportunità di sviluppo.

Chiaramente, anche i lavoratori stessi devono svolgere un ruolo attivo in questo processo. Occorre quindi sviluppare una mentalità aperta e flessibile, essere pronti a sperimentare ruoli e modalità lavorative diverse, superando le abitudini e le routine quotidiane ormai rodate. Non bisogna avere paura, ma accogliere sempre le sfide come nuove opportunità di crescita, anche se non sempre corrispondono a quello che ci si sarebbe immaginato. Al contempo, è bene confrontarsi con i propri datori di lavoro in merito ai propri obiettivi personali e professionali, in modo che possa crearsi un allineamento tra questi e  i piani di crescita aziendale.  È un gioco di squadra, dunque, nel quale ciascuno deve fare la propria parte.

come migliorare la propria carriera?

Come abbiamo anticipato, le ambizioni professionali sono importanti, ma risultano spesso frustrate, secondo i dipendenti italiani. In base ai dati di Randstad WorkMonitor, infatti, l’80% dei lavoratori considera la formazione rilevante, ma solo per il 65% l’impiego attuale offre le giuste opportunità di formazione. I bisogni formativi più sentiti, sui quali le aziende dovrebbero quindi puntare, sono:

  • competenze utili a consolidare il ruolo attuale (nel 58% dei casi)
  • competenze utili a sviluppare di competenze tecniche (53%)
  • formazione digitale (44%)
  • sviluppo soft skill (40%)
  • competenze utili alla riqualifica in vista di un nuovo ruolo (39%).

Tra le diverse azioni intraprese dai datori di lavoro per rendere felici i dipendenti negli ultimi 12 mesi, tuttavia, solo un 23% dichiara di aver ricevuto una nuova opportunità di formazione o sviluppo (25% globale). Negli altri casi:   

  • il 19% ha ricevuto un aumento di stipendio (contro il 36% nella media globale) 
  • il 22% ha visto un aumento della flessibilità di orario di lavoro (26% globale)
  • il 26% ha visto un aumento della flessibilità rispetto al luogo di lavoro (28% globale).

Se è vero che è necessario agire su più leve (salario, flessibilità, formazione)  per migliorare la carriera dei dipendenti, è anche importante iniziare a dare maggiore rilevanza al tema della formazione e affrontare questo bisogno al più presto. D’altronde, al pari degli altri aspetti, anche le occasioni di crescita professionale rappresentano un aspetto centrale nella relazione con candidati e dipendenti e concorrono a determinare l’attrattività dell’azienda sul mercato del lavoro, così come la sua capacità di trattenere e fidelizzare i lavoratori già assunti. Non a caso, il 72% dei dipendenti italiani afferma che molto probabilmente rimarrà con il proprio datore di lavoro se verranno offerte opportunità di riqualificazione e miglioramento delle competenze.

il ruolo del coaching aziendale.

Dalla ricerca Randstad WorkMonitor, emerge che l’88% dei lavoratori sarebbe interessato all'apprendimento e allo sviluppo di nuove competenze se il loro datore di lavoro ne offrisse l’opportunità. L'84% delle persone sarebbe inoltre interessato a confrontarsi con un career coach professionista. 

Questo è confermato anche dai dati del Worklife Coaching Report 2022 di Randstad Risesmart, secondo cui:

  • il 97% dei dipendenti è molto soddisfatto del proprio percorso di coaching
  • il 75% di coloro che non che non hanno mai avuto l’occasione di usufruire di un servizio di coaching si aspettano di trovare un'esperienza molto o estremamente preziosa se ne avessero l’opportunità se lo facessero.
  •  l’87% dei dipendenti che desiderano cambiare ruolo preferirebbe farlo nell' attuale organizzazione, a patto che questa gli consenta di progredire professionalmente.
una donna in primo piano che sorride in un ufficio con un uomo e una donna che lavorano al computer alle sue spalle

worklife coaching report 2022: la fidelizzazione dei dipendenti passa dal coaching aziendale.

scarica il report

Un servizio di  coaching aziendale  è prezioso e ha un impatto molto positivo tanto sulle prestazioni aziendali quanto sul coinvolgimento e la fidelizzazione dei dipendenti. Tuttavia, occorre lavorare ancora molto in questa direzione, soprattutto sul fronte della comunicazione con i dipendenti, in quanto solo pochi lavoratori sono al corrente dell’esistenza di questo servizio e una buona parte (27%) ritiene sia riservato a manager e dirigenti. 

Il servizio di work life coaching, dunque, deve essere “democratizzato”, comunicato e reso accessibile a tutti i dipendenti, perché rappresenta uno strumento determinante per favorire la retention dei dipendenti in azienda e per dare dunque risposta al fenomeno della Great Resignation che sta colpendo trasversalmente numerosi settori.

Un buon servizio di coaching permette di instaurare un processo collaborativo tra datore di lavoro e dipendenti, massimizzando il potenziale personale e professionale delle risorse umane. Aiuta a sviluppare qualità di leadership, a rafforzare il processo decisionale e a generare fiducia. Gli obiettivi del coaching possono essere incentrati sull'avanzamento di carriera, sul miglioramento delle competenze trasversali o sullo sviluppo personale per consentire a un dipendente di svolgere il proprio ruolo con maggiore efficacia e sicurezza.

In ogni caso, aiuterà i dipendenti a trovare il proprio spazio e la propria dimensione in una serie complessa e sfaccettata di esigenze. I coach possono infatti guidare i dipendenti nell’acquisire maggiore consapevolezza di sé, dei propri desideri e delle proprie ambizioni, fornendo così una guida,efficace e personalizzata, per lo sviluppo di carriera. Ciò determina una maggiore produttività e una maggiore facilità nell’affrontare i cambiamenti, riducendo al minimo la possibilità che i lavoratori lascino l’azienda per cercare un posto di lavoro più allettante.

una donna in primo piano che sorride in un ufficio con un uomo e una donna che lavorano al computer alle sue spalle

worklife coaching report 2022: la fidelizzazione dei dipendenti passa dal coaching aziendale.

scarica il report

Randstad Workmonitor: scopri ciò che i dipendenti desiderano e si aspettano dai loro datori di lavoro.

scarica il report