L’employee happiness è oggi uno dei principali indicatori di benessere organizzativo. Quando le persone si sentono apprezzate, coinvolte e motivate, sono più felici, lavorano meglio, collaborano di più e contribuiscono attivamente alla crescita del business.
indice dei contenuti:
punti chiave da ricordare:
- l’employee happiness è il grado di soddisfazione, coinvolgimento e realizzazione che le persone sperimentano nel proprio lavoro
- si misura attraverso sondaggi periodici, interviste individuali, focus group o l’analisi di KPI specifici
- i lavoratori felici sono fino al 20% più produttivi e le aziende ottengono un ritorno in termini di reputazione, talent attraction e retention
- ascolto, dialogo, work-life balance, retribuzione equa, senso di appartenenza e formazione sono leve chiave per fare crescere l’employee happiness
che cosa è l'employee happiness?
L'employee happiness è il grado di soddisfazione, coinvolgimento e realizzazione che le persone sperimentano nel proprio lavoro. Non significa semplicemente essere di buon umore o lavorare in un ambiente piacevole: la felicità dei dipendenti nasce dall’allineamento tra valori personali e obiettivi organizzativi, dal riconoscimento del proprio contributo e dal sentirsi parte di qualcosa di significativo.
È una condizione che unisce equilibrio emotivo, senso di appartenenza e fiducia reciproca - elementi che oggi influenzano direttamente la qualità delle relazioni, la collaborazione e, di conseguenza, le performance aziendali.
Come sottolinea Cynthia Fisher nel suo studio Happiness at Work, la felicità è il risultato di tre dimensioni interconnesse: soddisfazione lavorativa (job satisfaction), coinvolgimento nel lavoro (engagement) e impegno affettivo verso l’organizzazione (affective commitment). Quando questi tre elementi si rafforzano a vicenda, le persone non solo “stanno bene”, ma si sentono pienamente coinvolte nel successo dell’organizzazione.
Tra i principali driver che contribuiscono all’employee happiness troviamo:
- relazioni positive con colleghi, manager e superiori. Quando le persone si sentono connesse, ascoltate e parte di una comunità che condivide gli stessi obiettivi e valori, aumentano il senso di appartenenza e la motivazione;
- sicurezza. Un ambiente di lavoro che tutela il benessere, garantisce stabilità e promuove la libertà di esprimersi senza timore di giudizio crea le condizioni per lavorare con maggiore serenità;
- libertà. Quando le persone possono esprimere la propria identità, proporre idee e agire in coerenza con i propri valori, si sentono più motivate, creative e profondamente connesse all’organizzazione;
- riconoscimento. Sentirsi apprezzati per ciò che si fa è una delle principali fonti di motivazione e felicità. Il riconoscimento rafforza la percezione di valore personale e contribuisce a mantenere alto l’impegno nel lungo periodo.
I dipendenti non hanno bisogno di essere felici a tutti i costi, ma di poter lavorare con scopo, equilibrio e il giusto riconoscimento per ciò che fanno. E quando questo accade, il benessere diventa una leva di crescita collettiva e un vantaggio competitivo per l’impresa.
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scopricome misurare l’employee happiness?
L’employee happiness può essere misurata attraverso strumenti quantitativi e qualitativi, come sondaggi periodici, interviste individuali, focus group o l’analisi di KPI specifici legati a soddisfazione ed engagement.
I sondaggi permettono di rilevare periodicamente il livello di soddisfazione generale, la percezione di equità, il grado di motivazione e la qualità delle relazioni. Le domande possono spaziare dall’autovalutazione dell’umore fino al senso di appartenenza o alla percezione di supporto da parte della leadership. Ecco alcuni esempi:
- “Come descriveresti il tuo umore generale al lavoro questa settimana?”
- “In che misura ti senti apprezzato per ciò che fai?”
- “Ti senti supportato dal tuo manager e dal tuo team?”
- “Quanto trovi appaganti le tue attività quotidiane?”
Le interviste e i focus group consentono invece di indagare dimensioni più profonde, che difficilmente potrebbero essere esplorate attraverso questionari standard. Ascoltare le persone consente di cogliere sfumature che non emergono dai numeri. Questi momenti di dialogo regolare sono fondamentali per creare una comunicazione aperta e bidirezionale tra dipendenti e manager.
Anche gli spazi di feedback anonimo sono importanti. La possibilità di esprimere opinioni o segnalare criticità in modo anonimo favorisce l’onestà e aiuta a individuare aree di miglioramento reali. Sono strumenti efficaci per raccogliere feedback autentici, soprattutto su temi delicati come leadership, equità o carichi di lavoro.
L’employee happiness può essere misurata attraverso indicatori di performance e benessere, come la produttività, la qualità del lavoro, il tasso di assenteismo e turnover. Ad esempio, un aumento delle assenze o un calo della produttività possono essere un campanello d’allarme.
Tra gli indicatori più utilizzati troviamo l’Employee Net Promoter Score (eNPS), che misura la propensione dei dipendenti a raccomandare la propria azienda come luogo di lavoro. Le risposte alla domanda “Quanto è probabile che consiglieresti questa organizzazione come posto in cui lavorare?” aiutano a identificare promotori, passivi e detrattori, restituendo un indice sintetico della soddisfazione complessiva e del senso di appartenenza.
Combinare queste metriche permette di ottenere una fotografia completa dell’employee happiness e del benessere organizzativo.
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scopri di piùemployee happiness: perché è importante.
L’employee happiness influenza ogni dimensione dell’organizzazione: dalle relazioni interne ai risultati di business. Le persone felici lavorano meglio, collaborano di più, prendono decisioni più efficaci e contribuiscono attivamente al successo dell’impresa.
Come evidenziano Bellet, De Neve e Ward nel loro studio, la felicità è strettamente legata allo sviluppo di abilità sociali e cognitive: i lavoratori felici tendono a comunicare in modo più aperto, a gestire meglio i conflitti e a mostrare una maggiore capacità di problem solving. Queste competenze, a loro volta, si riflettono direttamente sulla performance.
Inoltre, diverse indagini internazionali dimostrano quanto la felicità sul lavoro incida in modo concreto sui risultati di business. Secondo la ricerca Happiness and productivity: Understanding the happy-productive worker condotta da Social Market Foundation in collaborazione con l’Università di Warwick, i lavoratori felici risultano in media il 12% più produttivi rispetto a quelli che non lo sono, con punte fino al 20% nei contesti più collaborativi e ad alta interazione.
Anche Deloitte, nella sua ricerca Mental Health and Employers, mostra come investire sulla felicità e il benessere dei dipendenti produca valore economico per l’organizzazione: si ottiene un ritorno medio di 5 sterline per ogni sterlina investita, grazie alla riduzione dell’assenteismo e del turnover.
In un mercato del lavoro sempre più competitivo, un alto livello di felicità interna è anche un vantaggio reputazionale: le aziende percepite come luoghi in cui “si sta bene” attraggono talenti migliori, fidelizzano i collaboratori e costruiscono relazioni di valore con clienti e altri stakeholder.
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scopri di piùcome aiutare la crescita della felicità dei dipendenti.
Secondo il report State of the Global Workplace 2025 di Gallup, solo il 21% dei lavoratori nel mondo si dichiara realmente coinvolto nel proprio lavoro, mentre il 62% si limita a “fare il minimo indispensabile” e il 17% è apertamente disingaggiato. Dati che evidenziano quanto l’employee happiness resti, per molte organizzazioni, un obiettivo ancora lontano.
Una delle cause principali di questa condizione è il divario tra ciò che i lavoratori desiderano e ciò che le aziende sono in grado di offrire. Per favorire la crescita della felicità dei dipendenti bisogna ridurre questo gap, costruendo un ambiente di lavoro in cui le persone si sentano ascoltate, valorizzate e messe nelle condizioni di esprimere al meglio il proprio potenziale.
Ecco alcune leve su cui agire per aumentare l’employee happiness:
- ascolto e dialogo. Secondo il Randstad Workmonitor, il 60% dei lavoratori lascerebbe il proprio impiego se non si sentisse ascoltato, mentre il 46% lo farebbe se l’azienda non tenesse conto delle sue richieste di condizioni migliori. Le aziende dovrebbero organizzare momenti di confronto periodico, somministrare sondaggi o attivare sportelli di ascolto per raccogliere feedback e intervenire tempestivamente sui punti critici;
- work-life balance. Il Workmonitor mostra che l’87% dei lavoratori italiani considera il work-life balance una priorità assoluta. Le organizzazioni che promuovono orari flessibili, modalità di lavoro ibride, diritto alla disconnessione e una gestione equilibrata dei carichi di lavoro favoriscono il benessere;
- retribuzione equa. La retribuzione è uno tra i fattori più importanti per i lavoratori. Una revisione periodica delle politiche salariali, coerente con il costo della vita e il mercato di riferimento, unita a programmi di welfare personalizzati, contribuisce in modo diretto alla soddisfazione e alla fidelizzazione delle persone;
- senso di appartenenza e comunità. Secondo i dati di Randstad, l’89% dei lavoratori ritiene che sentirsi parte di una comunità migliori il benessere. Investire su team building, mentoring, confronto aperto e collaborazione rafforza il legame fra individuo e organizzazione;
- formazione. Le persone che percepiscono di poter crescere, apprendere e contribuire con il proprio talento al successo dell’organizzazione mostrano maggiore impegno e soddisfazione. Secondo il Randstad Workmonitor, il 38% dei lavoratori si licenzierebbe se non avesse accesso a percorsi di apprendimento e crescita. Le organizzazioni che investono in formazione e piani di carriera strutturati dimostrano attenzione al potenziale individuale e rafforzano l’engagement.
Per promuovere la felicità dei dipendenti, quindi, non sono sufficienti iniziative isolate: è necessario implementare una strategia integrata che riguarda da vicino cultura aziendale, leadership e politiche HR.
Quando le persone si sentono ascoltate, riconosciute e valorizzate, la felicità sul lavoro aumenta, e con essa la capacità dell’azienda di attrarre e trattenere talenti.
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