Lavorare studiando? Sì, ma a queste condizioni

Cresce sempre più il numero degli studenti-lavoratori e dei lavoratori-studenti: ragazzi iscritti all’università che svolgono attività lavorativa saltuaria durante gli anni di studio, nel primo caso; studenti che lavorano stabilmente, nel secondo, oppure lavoratori che decidono di riprendere la formazione accademica interrotta tempo prima.

Le ragioni che spingono a prendere una simile scelta - quella cioè di studiare e lavorare contemporaneamente - possono essere, infatti, le più diverse: la necessità di pagarsi gli studi, la voglia di rendersi indipendenti dalla famiglia, il desiderio di completare un percorso accademico iniziato anni addietro e mai concluso oppure il bisogno di una formazione specifica ai fini dell’aggiornamento professionale.

Quale che sia la motivazione che li ha indotti ad iniziare questo duplice percorso, è bene precisare che sia gli studenti-lavoratori sia i lavoratori-studenti sono da considerarsi lavoratori a tutti gli effetti: hanno diritto a contributi, ferie, permessi e ad un salario commisurato alle mansioni svolte in azienda.

Poiché, però, conciliare lavoro e studio non è affatto cosa semplice in termini di organizzazione del tempo e dispendio di energie, la legge prevede alcune facilitazioni atte a permettere a questa categoria di lavoratori di frequentare le lezioni, partecipare a convegni e seminari, prepararsi in vista degli esami e, soprattutto, sostenerli.

È lo Statuto dei Lavoratori a sancire l’obbligatorietà di simili agevolazioni, che fissa sotto forma di precisi diritti degli studenti lavoratori sul posto di lavoro: turni agevolati per seguire le lezioni e permessi giornalieri retribuiti per sostenere gli esami sono tra questi, in aggiunta all’esonero dall’obbligo di prestazioni di lavoro straordinario o durante i riposi settimanali.

L’interpretazione di queste disposizioni nella fattispecie concreta ha però fatto sì che esse fossero applicate solo agli studenti lavoratori con contratto a tempo indeterminato.

In realtà la legge non prevede alcuna distinzione in termini contrattuali, per questo si è reso necessario l’intervento della Corte di Cassazione che, con sentenza del 25/10/2005, ha dichiarato l’illegittimità di discriminazioni tra studenti lavoratori su base contrattuale.

Scopriamo quali sono i diritti di cui, dunque, godono tutti gli studenti lavoratori sul posto di lavoro, indipendentemente dalla tipologia di contratto:

  1. Diritto ad ottenere turni di lavoro agevolati per dedicarsi allo studio, dalla frequenza dei corsi alla preparazione degli esami
  2. Diritto a permessi giornalieri retribuiti per partecipare a seminari e sostenere esami; il lavoratore è tenuto a presentare una certificazione che attesti la presenza all’esame - un documento timbrato dall’amministrazione dell’università in cui siano indicati sede e giorno d’esame ed esito della prova
  3. Diritto a 150 ore di permessi straordinari retribuiti in 3 anni, suddivisi in 50 ore annuali; il lavoratore può goderne a condizione che orario di lavoro e di frequenza delle lezioni si sovrappongano anche solo in parte; è tenuto a presentare all’azienda domanda per richiederne il godimento e successive certificazioni comprovanti le ore di lezione realmente seguite su base mensile
  4. Diritto a congedi formativi, cioè sospensioni temporanee del rapporto di lavoro per un periodo non superiore a 11 mesi

Oltre alle disposizioni normative, la vita degli studenti lavoratori è resa più facile dalle facilitazioni sempre più spesso concesse anche dagli stessi atenei. Frequenza part-time che allunga la durata del corso di studi evitando il “fuori corso”, sconti sulla retta, corsi serali o svolgimento delle lezioni in modalità e-learning: sono molte le soluzioni che università e studenti possono concordare per modulare lo svolgimento dei percorsi accademici sulla base delle specifiche esigenze di questi ultimi, opportunamente certificate.

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