Saper gestire i rapporti con i propri superiori è una delle competenze più importanti - e spesso più sottovalutate - nel mondo del lavoro. Non significa semplicemente andare d'accordo con il capo, ma costruire con lui una relazione basata su fiducia reciproca, comunicazione trasparente e obiettivi condivisi. È questo il cuore del managing up: collaborare in modo strategico con i superiori per lavorare meglio, aumentare la produttività del team e crescere come professionista e come leader.

punti chiave da ricordare:

  • il managing up è la capacità di gestire in modo strategico la relazione con i propri superiori, collaborando con loro per raggiungere risultati condivisi
  • non significa compiacere il capo, ma costruire con lui un rapporto basato su fiducia, rispetto e comunicazione
  • conoscere il proprio superiore e comprenderne obiettivi e stile di leadership è il primo passo per creare un dialogo costruttivo e ridurre i conflitti
  • imparare a gestire il rapporto con i superiori è anche un esercizio di leadership personale
  • i leader migliori sono quelli che dedicano tempo e impegno non solo a gestire le relazioni con i propri subordinati, ma anche quelle con i propri capi
gestire rapporti con superiori
gestire rapporti con superiori

che cosa significa “managing up”?

In ambito manageriale, l’espressione “managing up” indica la capacità di gestire in modo efficace la relazione con i propri superiori. È una competenza strategica che consente di migliorare non solo la qualità del lavoro individuale, ma anche la performance complessiva dell’organizzazione.

Secondo lo studio Managing Your Boss della Harvard Business School, gestire il proprio capo significa riconoscere che ogni relazione professionale è una forma di interdipendenza. Manager e collaboratori dipendono l’uno dall’altro per raggiungere gli obiettivi prefissati, e ignorare questa connessione può portare a conflitti, incomprensioni o spreco di energie. 

Il managing up parte da questa consapevolezza: non si lavora contro il capo o al di sotto del capo, ma insieme a lui per massimizzare i risultati.

Gli autori dello studio spiegano che una delle prime regole è conoscere a fondo il proprio superiore: capire i suoi obiettivi, le sue priorità, le pressioni a cui è sottoposto e il suo stile di leadership. Adattarsi a questo stile non significa rinunciare alla propria identità professionale, ma creare un linguaggio comune che faciliti la collaborazione. È un esercizio di empatia organizzativa, che consente di anticipare bisogni e rispondere a ciascuno di essi con maggiore efficacia.

Un’altra dimensione del managing up è la gestione del flusso informativo. Molti problemi tra capo e collaboratore derivano da una comunicazione incompleta o distorta. Nascondere le cattive notizie, procrastinare o condividere solo ciò che fa comodo può compromettere la fiducia. Comunicare in modo trasparente - fornendo informazioni chiare, pertinenti e tempestive - rafforza invece la credibilità personale e permette al superiore di prendere decisioni più informate. Un capo informato è un capo che può sostenere meglio il proprio team.

Il managing up implica anche la capacità di gestire se stessi. Riconoscere i propri punti di forza e di debolezza, saper chiedere feedback e accettare critiche costruttive sono elementi essenziali per una collaborazione sana. 

Lo studio della HBS ricorda che il rapporto capo-collaboratore è sempre una relazione tra due persone imperfette, e che la maturità professionale consiste nel saper trovare un equilibrio tra autonomia e dipendenza. 

Gli autori mettono in guardia da due atteggiamenti opposti ma ugualmente dannosi: la contro-dipendenza, ovvero la tendenza a rifiutare l’autorità e a muoversi in contrasto con essa, e l’iper-dipendenza, che porta a una sottomissione passiva e alla perdita di iniziativa personale. Il vero managing up si colloca nel mezzo: collaborazione senza sudditanza, assertività senza conflitto.

Un altro pilastro è la chiarezza delle aspettative reciproche. Spesso, i problemi nascono non da divergenze di obiettivi, ma da ambiguità sui ruoli. Comprendere cosa il proprio capo si aspetta in termini di risultati evita malintesi e frustrazioni. Allo stesso modo, è importante chiarire cosa il collaboratore si aspetta in termini di supporto, feedback e riconoscimento. Questa trasparenza riduce le tensioni e aumenta l’allineamento, soprattutto nei momenti di pressione o cambiamento.

Il managing up è una sorta di leadership orizzontale. Chi sa gestire con intelligenza il rapporto con i propri superiori dimostra visione, responsabilità e capacità di influenza. Costruisce ponti anziché barriere, favorendo una cultura organizzativa più collaborativa. 

In molti casi, la qualità della relazione con il capo incide direttamente sulle opportunità di crescita professionale: chi riesce a guadagnarsi fiducia e autonomia tende a ricevere incarichi più sfidanti, sviluppando così la propria leadership.

In sostanza, dunque, “managing up” significa imparare a guidare la relazione con i propri superiori con la stessa attenzione con cui si gestiscono i propri collaboratori o colleghi. È un esercizio di consapevolezza e di responsabilità: conoscere, comunicare, adattarsi, rispettare e collaborare. 

Come sottolineano gli autori dello studio HBS, non si tratta di cambiare il proprio capo, ma di trovare il modo migliore per lavorare insieme.

come migliorare le tue capacità di leadership.

Imparare a gestire efficacemente i rapporti con i propri superiori è anche un esercizio di leadership personale. Il managing up, infatti, riguarda la capacità di guidare se stessi, di influenzare in modo positivo gli altri e di costruire relazioni di fiducia in ogni direzione.

Per migliorare le proprie capacità di leadership e gestire con consapevolezza i rapporti con il proprio capo, è utile:

  • coltivare l’intelligenza emotiva. Una delle qualità più riconosciute nei leader efficaci è la capacità di comprendere e gestire le emozioni - proprie e altrui. Avere intelligenza emotiva significa saper leggere il contesto, cogliere segnali non verbali, riconoscere tensioni o bisogni impliciti e adattare la comunicazione di conseguenza. È una competenza che aiuta a mantenere equilibrio anche in situazioni complesse, prevenendo conflitti e favorendo un dialogo costruttivo con il proprio capo e con il team;
  • comunicare con chiarezza. La leadership si misura anche nella qualità della comunicazione. Saper esprimere il proprio punto di vista con assertività, condividere idee e feedback in modo trasparente e rispettoso è fondamentale per costruire fiducia. Comunicare bene non significa parlare di più, ma scegliere i momenti e le parole giuste, soprattutto quando si devono gestire divergenze o decisioni delicate. Un buon leader sa adattare il linguaggio al proprio interlocutore, restando sempre autentico;
  • allineare le proprie priorità a quelle dell’organizzazione. Un leader efficace sa guardare oltre il proprio ruolo e comprende la visione più ampia dell’azienda. Allineare obiettivi personali e obiettivi organizzativi è un modo per dimostrare responsabilità e maturità professionale. Significa fare proprie le priorità del proprio capo e del team, ma anche proporre idee e soluzioni coerenti con la direzione strategica dell’impresa;
  • gestire le difficoltà come opportunità di crescita. La leadership si costruisce anche nella capacità di affrontare momenti di tensione senza fuggire o irrigidirsi. Imparare a chiedere feedback, ammettere gli errori, riformulare obiezioni e proporre alternative rafforza la fiducia reciproca e consolida la propria credibilità;
  • dimostrarsi affidabili. Il rispetto e la fiducia si conquistano nel tempo. Mantenere gli impegni presi ed essere coerenti tra ciò che si dice e ciò che si fa sono comportamenti che parlano più di qualsiasi titolo. L’affidabilità è una forma di leadership silenziosa, ma potentissima. Crea credibilità e apre la strada a maggiore autonomia e responsabilità;
  • feedback continuo. Il feedback non è solo uno strumento di valutazione, ma un motore di miglioramento. Imparare a riceverlo e a darlo con equilibrio e rispetto è un tratto distintivo dei leader maturi. Il confronto costante con i propri superiori e colleghi permette di mantenere allineamento e di evolvere professionalmente.

Migliorare le proprie capacità di leadership significa imparare a gestire le relazioni con consapevolezza, ascolto e visione. Nel managing up, come in ogni altra forma di collaborazione, il potere non si misura nella gerarchia, ma nella capacità di costruire fiducia e raggiungere risultati insieme agli altri.

Un leader capace non comanda: ispira, connette e genera valore per tutti.

diventa un bravo leader.

Diventare un bravo leaderè fondamentale per gestire bene le relazioni con i propri superiori. È da questo che dipende la propria credibilità professionale, la capacità di influenzare gli altri e, in ultima analisi, la propria autorevolezza.

Il primo passo è assumersi la responsabilità del proprio impatto. Ogni interazione - con i colleghi, con il capo o con i collaboratori - contribuisce a definire la propria reputazione professionale. Un bravo leader è consapevole di questo e sceglie di agire con coerenza, trasparenza e rispetto. Non cerca di imporsi, ma di influenzare positivamente l’ambiente di lavoro attraverso l’esempio.

Essere leader, oggi, significa anche saper navigare la complessità. Le organizzazioni cambiano rapidamente, e con esse anche ruoli, obiettivi e priorità. Chi esercita una leadership autentica non si limita a reagire ai cambiamenti: li anticipa, li interpreta e aiuta gli altri a farlo.

Anche la capacità di valorizzare le persone è estremamente importante. Questo non significa solo riconoscere i meriti, ma creare le condizioni perché ciascuno possa esprimere appieno il proprio potenziale. Delegare, condividere e ascoltare attivamente sono comportamenti che trasformano la leadership in una leva di crescita collettiva.

Un bravo leader sa anche che la formazione non finisce mai. Continuare a imparare e a mettersi in discussione è fondamentale per mantenere viva la capacità di guidare se stessi e gli altri. 

In questo contesto, il rapporto con i propri superiori diventa un banco di prova. Come sottolineano gli autori dello studio Managing Your Boss della HBC, la leadership non procede mai in un’unica direzione: i capi migliori sono quelli che dedicano tempo e impegno non solo a gestire le relazioni con i propri subordinati, ma anche quelle con i propri superiori.