Durante le fasi conclusive di una selezione per un posto di lavoro, può succedere che venga richiesta la propria busta paga o la Certificazione Unica dell’anno precedente. Si tratta di una pratica abbastanza diffusa, che ha origine nei Paesi anglosassoni, ma che sta prendendo piede anche in Italia, un po’ come la lettera di referenza. Ma quali sono le reali motivazioni di questa richiesta? E quale busta paga è meglio portare al colloquio?

ragazza in primo piano ad un colloquio
ragazza in primo piano ad un colloquio

la richiesta della busta paga al colloquio: ecco perché.

La richiesta della busta paga da parte dei recruiter ha uno scopo ben preciso: farsi un’idea oggettiva del candidato con il quale si ha a che fare. Questo documento contiene, infatti, informazioni che possono essere facilmente verificate. Al di là del mero compenso economico, la busta paga contiene anche altre informazioni quali:

  • il datore di lavoro
  • il periodo in cui si è prestato servizio
  • il tipo di rapporto
  • la qualifica
  • posizione Inps e Inail
  • imponibile fiscale e previdenziale
  • eventuale diritto ad assegni familiari

è legale la richiesta della busta paga al colloquio?

La richiesta della busta paga quando si sta cercando un nuovo lavoro è lecita a livello normativo. L’unico vincolo è che i dati personali non vengano utilizzati per fare indagini non rilevanti ai fini della valutazione professionale del candidato.

Vediamo ora quali sono le ragioni per cui le informazioni contenute nella busta paga possono essere utili al recruiter.

formulare un’adeguata offerta economica.

Mostrare la busta paga in fase di colloquio può essere utile alla formulazione di un’offerta. Se il recruiter ha intenzione di assumere il lavoratore, deve avere la certezza che questo accetterà. A tale scopo lo stipendio offerto rappresenta una leva fondamentale. Con la busta paga, l’azienda riuscirà a calcolare tutte le voci che compongono la retribuzione e potrà formulare una controproposta adeguata al profilo del candidato. 

verificare la correttezza delle informazioni date.

Un altro motivo che spinge i selezionatori a richiedere la busta paga è quello di verificare le informazioni sullo stipendio che il candidato fornisce durante il colloquio. Può capitare, infatti, che al fine di alzare la posta e avere un maggiore margine di negoziazione si tenda a ‘gonfiare’ un po’ questa voce. 

Il consiglio è, ovviamente, di essere trasparenti. Oltre allo stipendio netto, sarebbe bene comunicare anche eventuali benefit, buoni pasto e premi aziendali (leggi anche: le bugie da non dire mai in fase di colloquio). 

testare le competenze del candidato.

Per alcune posizioni conoscere la propria RAL è un aspetto chiave. 

Molti dipendenti non sanno neanche che cosa sia e di fronte a una domanda del genere entrano nel panico. L’acronimo di RAL sta per retribuzione annua lorda, e si ottiene moltiplicando lo stipendio lordo che si percepisce ogni mese con il numero delle mensilità definite da contratto. 

Il valore della RAL serve ai recruiter per calcolare tutti i costi legati al personale e definire al meglio un’offerta economica. Questi termini, insomma, dovrebbero essere il pane quotidiano per alcuni profili e conoscerli può valere l’assunzione. 

avere un profilo completo del candidato.

In alcune società, in genere le più grandi, richiedere la busta paga al colloquio di lavoro è una questione di policy interna. Le informazioni relative alla retribuzione completano il profilo del candidato. Funziona come per il curriculum vitae aggiornato all’ultima esperienza, senza il quale non si può procedere alla fase di assunzione (leggi anche: curriculum vitae: come compilarlo).

quale busta paga portare al colloquio.

Così come accade per il selezionatore, anche la scelta del candidato su quale busta paga mostrare al colloquio dipende da ragioni economiche. In questo senso, è consigliabile mostrare il cedolino dell’ultima esperienza lavorativa. 

L’obiettivo del candidato è spingere l’azienda a proporre un’offerta economica adeguata alla sua qualifica, che ne rispecchi le reali competenze. È preferibile, quindi, dare come base di riferimento l’esperienza lavorativa più recente.

In alternativa, si può fornire un’informazione generica sulla propria retribuzione. Come? Parlando solo della retribuzione annua lorda. In questo modo non rivelerai lo stipendio esatto, ma darai comunque un’idea di riferimento per consentire al recruiter di elaborare una controproposta.

Si può avanzare una propria proposta seguendo la medesima strategia: indicare l’intervallo retributivo desiderato, invece di una cifra precisa. L’importante è non svalutarsi, essere trasparenti e fornire un quadro completo e il più possibile fedele alla realtà delle proprie competenze e aspirazioni.

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