Raggiungere la fase del colloquio di lavoro è già di per sé un successo. Significa che siete riusciti a colpire positivamente il recruiter con il vostro curriculum vitae
Per affrontare al meglio questo step del processo di selezione, però, serve prepararsi al meglio senza lasciare nulla al caso. Le aspettative sono molte e, a volte, tutto si gioca in pochi minuti. Basta un attimo per veder sfumare un’interessante prospettiva di un posto di lavoro.

Ecco perché è necessario comprendere come si svolge un colloquio di lavoro, padroneggiarne le varie fasi e analizzarne tutti i dettagli. Vediamo, dunque, in cosa consiste un colloquio di lavoro, quali sono le possibili domande e gli errori da non commettere.

1. tipologie di colloquio: quali sono?


Chiaramente, non tutti i colloqui sono uguali tra loro. A seconda della posizione per cui ci si candida, della fase del processo di selezione e di altri fattori, la job interview può variare anche notevolmente. Tra le tipologie di colloqui di lavoro più comuni ci sono:

2. come fare una buona impressione al colloquio di lavoro?


Un aspetto importantissimo durante un colloquio di lavoro è l'impressione che diamo di noi stessi. Deve essere necessariamente buona. Dare una buona impressione al recruiter significa ben disporlo alla conoscenza e metterlo nella condizione di voler approfondire la nostra candidatura. Un responsabile delle risorse umane, spesso costretto da tempi ridotti e dalla necessità di snellire le procedure di selezione del personale, avrà la tendenza a non approfondire la conoscenza del candidato dopo poche domande se non incuriosito.
Ancor più se si considera che è scientificamente provato che la mente umana impiega un tempo di circa dieci secondi per elaborare le prime sensazioni riguardo ad una persona: un lasso di tempo infinitamente piccolo che va dunque sfruttato al meglio seguendo alcuni semplici consigli.

cerca informazioni sull’azienda prima del colloquio.

Informarsi sull’azienda per la quale ci si candida è uno degli aspetti più importanti da fare per aumentare le proprie probabilità di successo.
Visita il sito dell’organizzazione, scopri se hanno eventuali profili social e raccogli tutte le informazioni necessarie sul settore di riferimento dell’impresa.

cura il linguaggio non verbale.

Lo sai che puoi comunicare anche con il corpo? Un ottimo biglietto da visita è sorridere mostrandosi ben disposti alla conoscenza del selezionatore, nonché lieti di essere stati scelti come possibili candidati ad entrare a far parte dell'azienda. Un sorriso di benvenuto disporrà positivamente l'interlocutore aumentando la possibilità di fare una buona impressione.

mostra sicurezza in te stesso e interesse.

Stringere la mano in modo fermo e deciso, ma non aggressivo, denota carattere e sicurezza di sé: assolutamente da evitare mani molli e tremanti. Analogamente sarà molto apprezzato guardare negli occhi la persona con cui si parla senza timidezza.
È bene, inoltre, prestare la giusta attenzione nei confronti dell'interlocutore, ascoltando con interesse ciò che dice, facendo alcune domande per approfondire e capire meglio gli argomenti affrontati, citando il suo nome per mostrare stima e riguardo.

stila una lista dei tuoi punti di forza e debolezza.

Prima di un colloquio di lavoro può rivelarsi molto utile stilare una lista dei propri punti di forza e una dei punti deboli.
Quando si ha consapevolezza di se stessi, è più facile gestire in modo maturo e sicuro le domande che vengono poste. Questo tipo di autoanalisi potrebbe riguardare vari ambiti come la capacità di ascolto o di prendere decisioni in modo autonomo, il rispetto degli altri e le relazioni interpersonali, i traguardi raggiunti e gli obiettivi professionali.

cura il tuo aspetto fisico.

È importante anche curare il look, senza eccedere in eleganza, ma nemmeno presentandosi con un aspetto sciatto e trasandato. Per ulteriori consigli leggi il nostro articolo su cosa indossare ad un colloquio di lavoro.
Ovviamente, un ruolo di primo piano nella scelta dell’outfit perfetto lo gioca anche la tipologia di azienda per la quale ci si candida. Il colloquio è per una realtà del mondo bancario o comunque per un ambiente e un settore particolarmente serio e formale? In quel caso, forse sarebbe meglio optare per un completo elegante. Al contrario, se la candidatura riguarda una start-up giovane e smart si può osare un po’ di più, mantenendo comunque un look professionale.

3. come si svolge un colloquio di lavoro.


Per prepararsi al meglio ad un colloquio di lavoro, è necessario conoscere e padroneggiare le varie fasi, oltre ad analizzarne i dettagli in modo da lasciare il meno possibile al caso. Vediamo, dunque, in cosa consiste un colloquio di lavoro.

presentazione.

La prima impressione è quella che conta, sostengono alcuni. E anche se questo non fosse del tutto vero, è certo che presentarsi al meglio di fronte al selezionatore non è un aspetto secondario. Cordialità, stretta di mano decisa, sicurezza sono tutti segnali che il recruiter potrà ricevere positivamente. Se vi sentite a vostro agio già in questa fase del colloquio, c’è una buona probabilità che chi sta dall’altra parte del tavolo pensi che questo sia il lavoro giusto per voi.

il colloquio vero e proprio.

Entrando nel vivo del colloquio, probabilmente il recruiter vi spiegherà in cosa consiste il lavoro e vi porrà alcune domande. Nelle risposte è bene, innanzitutto, tenere a mente le frasi da evitare categoricamente. E quando il selezionatore vi chiederà di parlare di voi, non sottovalutate questa domanda e preparatevi per tempo una risposta chiara ed esauriente. È necessario lavorare bene anche sui propri punti di forza e le proprie debolezze. Improvvisare in questo campo potrebbe essere deleterio.

le domande del candidato.

Dopo presentazione e spiegazione, è bene prepararsi per una fase del colloquio in cui il selezionatore si aspetterà che siate voi a mostrare interesse per l’azienda e a porre alcune domande. I quesiti che sceglierete saranno una preziosa risorsa sia per capire bene in cosa consiste il lavoro per cui vi candidate, sia per farvi un’idea precisa della cultura aziendale. Scopri quali sono le principali domande che un candidato dovrebbe fare ad un colloquio di lavoro per fare bella impressione agli occhi del recruiter.

il congedo, i saluti finali e il post-colloquio.

Anche il congedo è, a tutti gli effetti, parte del colloquio di lavoro. Quindi, una volta conclusa l’intervista, ringrazia la persona che hai di fronte e rinnova ancora una volta il tuo interesse per la posizione.
Prima di andartene poni alcune domande sulle successive fasi del processo di selezione, come:

  • quali sono i prossimi passaggi?
  • è previsto un secondo colloquio?
  • quali sono le tempistiche per un feedback?

Una volta arrivato a casa, scrivi una breve mail al recruiter che ti ha esaminato, ringraziandolo per il tempo concesso. Questa forma di cortesia è particolarmente apprezzata dai selezionatori.
Nel momento in cui riceverai il feedback, rispondi con cortesia e professionalità, sia in caso di risposta negativa, sia positiva.
Leggi il nostro articolo di approfondimento per sapere come gestire il post colloquio di lavoro.

4. domande colloquio di lavoro: perché vengono fatte.


Durante un colloquio di lavoro sono tante le domande che ci vengono poste. Alcune sono difficili, altre innocue, altre ancora sono pensate appositamente per vedere come reagiamo in situazioni particolari.
I recruiter utilizzano questi quesiti per conoscere qualcosa in più su chi hanno di fronte, capire se siamo davvero la persona che stanno cercando e quali sono le motivazioni che ci spingono.
Il segreto per un colloquio di successo è conoscere e preparare mentalmente le giuste risposte da dare ancor prima di trovarsi faccia a faccia con il selezionatore.

5. colloquio di lavoro: domande e risposte.


Vediamo di seguito alcune delle domande più frequenti e le strategie migliori per rispondere.

1° domanda: mi parli di lei.

Quando si risponde alla fatidica domanda “Mi parli di lei”, ad esempio, si potrebbe essere tentati di parlare della vita personale. In realtà, il recruiter vorrebbe conoscere solamente gli aspetti della personalità che potrebbero rappresentare un valore aggiunto per l’azienda.
Bisognerebbe poi evitare di parlare delle proprie ricerche di lavoro in un colloquio. Allo stesso modo, è assolutamente sconsigliato:

  • raccontare i propri problemi lavorativi
  • parlare male del proprio datore di lavoro attuale o di un precedente capo
  • affrontare nel corso dell’intervista eventuali dissapori con i colleghi attuali.

2° domanda: com'è venuto a conoscenza della nostra offerta di lavoro?

Una delle prime domande che talvolta vengono poste da un selezionatore durante un colloquio è: “Come sei venuto a conoscenza di questa opportunità di lavoro?”. Questo quesito, spesso utilizzato dai recruiter per rompere il ghiaccio, a prima vista può apparire innocuo, eppure, rispondendo in modo superficiale, si possono commettere alcuni errori che rischiano di influire sull’intero svolgimento dell’incontro.
Ecco quali sono i tre errori più diffusi commessi dai candidati e quali, invece, le tre risposte migliori da dare a questa domanda:

  • 1° non riferire che una persona che lavora in azienda vi ha parlato dell’offerta di lavoro.
    Si può avere il timore che, confessando una cosa simile, si possa essere etichettati come raccomandati. Tuttavia, presi dall’agitazione, farfugliare qualcosa di vago non aiuterà certo a dare un’impressione positiva. La risposta migliore da dare in questi casi è sincera e semplice. Potete raccontare che conoscete l’azienda perché un amico o un parente ci lavora e che proprio quella persona vi ha parlato di questa opportunità, che subito vi è sembrata molto interessante. Non c’è niente di male in tutto ciò.
  • 2° rispondere con un lunghissimo discorso motivazionale.
    Talvolta i candidati rispondono a questa semplice domanda con lunghi monologhi in cui spiegano perché sono entusiasti dell’opportunità e quali sono i motivi per cui rappresentano i candidati ideali per la posizione di lavoro.
    La risposta migliore da dare, quindi, anche in questo caso è chiara e concisa. In questo momento non vi viene richiesto di riepilogare le vostre competenze - per quello ci sarà tempo più avanti, nel corso del colloquio - quindi siate sintetici quando spiegate come siete venuti a conoscenza dell’offerta di lavoro.
  • 3° fare scena muta perché non ricordate dove avete trovato l’annuncio.
    Quando si cerca un lavoro ci si può trovare ad inviare molte candidature per posizioni lavorative diverse. Quando i curriculum vitae inviati iniziano a diventare tanti, può capitare di dimenticarsi dove e quando si è trovata l’offerta di lavoro relativa al colloquio a cui state partecipando. In questo caso l’unica soluzione è agire in anticipo, tenendo traccia degli annunci consultati.
    Potete, ad esempio creare un file Excel in cui riportare dove avete trovato ogni offerta di lavoro, l’eventuale link alla pagina web e la data in cui vi siete candidati. In questo modo potrete ritrovare velocemente tutte le informazioni che vi servono prima di affrontare il colloquio.

3° domanda: mi elenchi pregi e difetti.

Un’altra domanda molto frequente che può nascondere diverse insidie è quella sui pregi e difetti del candidato. In linea di massima, esistono delle caratteristiche negative che sarebbe meglio evitare di raccontare, come:

  • aggressività
  • impazienza
  • irascibilità.

Meglio, invece, soffermarsi su quelli che sono effettivamente dei punti deboli, ma che possono essere anche indice di ambizione e buona volontà come essere competitivi o essere eccessivamente critici verso se stessi.
Anche frasi come “il mio difetto più grande è che lavoro troppo” possono rivelarsi controproducenti. Oltre a suonare artificiali, non depongono a favore della vostra onestà. Se siete grandi lavoratori avrete modo di dimostrarlo sul campo, senza bisogno di dichiararlo in sede di intervista. Inoltre, a fare davvero la differenza in azienda, non è tanto la quantità, quanto la qualità del lavoro che svolgete.
Ci sono poi diversi modi per chiedere in maniera indiretta i punti deboli e punti di forza di un candidato. La domanda “Per quale motivo un collega non vorrebbe lavorare con te?” rientra sicuramente in questa categoria. Allo stesso modo, dietro una delle più classiche domande conclusive di un colloquio – “Hai qualche rimpianto legato alla tua carriera?” – si cela la richiesta velata di parlare di difetti che non si vedono

4° domanda: perché desidera lavorare con noi?

Uno studio attento dell’azienda per cui ci si candida è assolutamente funzionale anche a questa tipologia di domande.
Attività nel dettaglio, competitor, grandezza e volume d’affari sono tutte informazioni sulle quali è fortemente consigliato non farsi trovare impreparati nel corso dell’intervista.
A questo scopo, giova ripeterlo, prima del colloquio, un’analisi approfondita del sito web aziendale e dei canali social, se presenti, aiuta a farsi un quadro chiaro e a prepararsi una risposta che mostri tutto l’interesse e l’entusiasmo di entrare a far parte di una simile realtà.
Attenzione, però, a non ostentare conoscenze che non possedete. Per il buon esito del colloquio sarebbe molto meglio ammettere di non conoscere tutti i dettagli della vita aziendale, ma solo gli aspetti principali delle attività.

5° domanda: dove si vede fra cinque anni?"

La domanda “come si vede fra cinque anni” intende valutare da una parte il realismo del candidato e dall’altra la sua ambizione.
Il consiglio è di sottolineare il forte desiderio di crescere professionalmente, imparare, apprendere ed acquisire nuove competenze, assumendosi progressivamente nuove responsabilità attraverso il coinvolgimento in progetti sempre più impegnativi e stimolanti (leggi anche: come gestire il post colloquio).
Andrebbe invece assolutamente evitata una frase come “Tra dieci anni mi vedo ancora a fare questo lavoro”. Nonostante una simile affermazione potrebbe sembrare una dichiarazione di fedeltà all’azienda, l’effetto finale potrebbe essere contrario a quello desiderato.
L’intervistatore potrebbe interpretare la frase come un sintomo della mancanza di ambizione e voglia di crescere sul lavoro.

6° domanda: perché vuole cambiare lavoro?

C’è una regola d’oro da tenere a mente quando vengono poste domande di questo tipo: non denigrare il proprio datore di lavoro e non lasciar trasparire sensazioni di rabbia, risentimento o amarezza per la società nella quale si è ancora impiegati.
Il rapporto negativo con l’azienda per la quale si lavora potrebbe indurre il recruiter a pensare che si abbiano difficoltà nella gestione dei conflitti. Molto meglio, quindi, porre l’accento sul desiderio di crescita professionale e sulla ricerca di nuove opportunità e stimoli.

7° domanda: perché dovremmo scegliere lei?

Le domande “Perché dovremmo scegliere lei?” o “Perché dovremmo assumere lei?” possono risultare più insidiose di quanto sembrino. Reagire con un atteggiamento dubbioso, oppure con una frase standard può essere controproducente.
Una delle strategie migliori per uscire bene da questo quesito è raccontare le esperienze professionali maturate che siano rilevanti per la posizione per la quale ti candidi e che ti rendano la persona più idonea per quel determinato lavoro.
Nel farlo, bisogna evitare di apparire superbi, ma allo stesso tempo è necessario mostrarsi sicuri e consapevoli delle proprie capacità.

8° domanda: qual è il suo attuale stipendio?

Un’altra domanda molto frequente che viene posta durante un colloquio di lavoro è quella che riguarda lo stipendio percepito nel lavoro precedente. Come abbiamo visto, mentire su questo aspetto è un errore da non commettere in quanto è molto semplice per il possibile futuro datore di lavoro verificare questa informazione.
Allo stesso tempo, è necessario essere ben consapevoli che chiedere un aumento rispetto all’impiego precedente è assolutamente lecito. Per maggiori informazioni leggi l'articolo "come negoziare lo stipendio prima di accettare un nuovo lavoro".

9° domanda: si descriva in tre parole.

Si tratta di una richiesta piuttosto comune per un colloquio, che i selezionatori pongono spesso per testare la consapevolezza del candidato rispetto alle proprie competenze e attitudini. Può sembrare una domanda banale all’apparenza, che in realtà va preparata al meglio per non essere spiazzati il giorno del colloquio. La strategia migliore è quella di pensare a tre aggettivi in grado di descriverti a tutto tondo e che, possibilmente, diano l’idea che tu sia la persona giusta per il ruolo offerto dall’azienda.

10° domanda: quali sono i suoi più grandi successi e fallimenti?

Anche questa richiesta ha come obiettivo la valutazione dei livelli di autoconsapevolezza del candidato. In particolare, quando si parla dei fallimenti, è fondamentale evidenziare la parte costruttiva, sottolineando gli elementi di quell’esperienza che ti hanno permesso di crescere come professionista.

6. domande a trabocchetto: come affrontarle al meglio.


Durante un colloquio di lavoro, il selezionatore può valutare la capacità del candidato di affrontare situazioni particolari ponendo vere e proprie domande a trabocchetto. Si tratta di quesiti che inducono volutamente il candidato ad andare fuori traccia, esponendolo al rischio di elaborare risposte non pertinenti.
Le domande che, apparentemente, riguardano gli aspetti privati del candidato sono il classico esempio di quesiti di questo tipo.
Ancora una volta, l’obiettivo di richieste come “Mi parli di lei” o “Quali sono i suoi pregi e i suoi difetti?” è capire se un potenziale dipendente è consapevole delle sue capacità e se queste sono idonee alla posizione per la quale si candida.
In questo caso non parliamo delle competenze tecniche (hard skill), ma in particolare di quelle comportamentali e attitudinali (soft skill). Mettere in evidenza le proprie capacità in modo efficace, infatti, può essere un buon indice di consapevolezza e fiducia nei propri mezzi.

Clicca qui per saperne di più sulle domande a trabocchetto nei colloqui di lavoro.


7. cosa non dire in un colloquio di lavoro.


L’atteggiamento che andrebbe assolutamente evitato è quello di non essere del tutto sinceri durante un colloquio di lavoro (per maggiori dettagli leggi anche: le bugie da non dire in fase di colloquio). In particolare, ci sono quattro ambiti nei quali bisognerebbe rispondere alle domande nella maniera più trasparente possibile:

  • retribuzione mensile: una bugia su questa informazione può facilmente essere smascherata in quanto, per formulare l’offerta economica, il recruiter richiede la busta paga o la Cu dell’anno precedente
  • conoscenza di programmi/lingue straniere: mentire su queste competenze rischia di compromettere tutte le fasi del colloquio di selezione
  • esperienze pregresse: in caso di licenziamento o mancato rinnovo con un precedente datore di lavoro, non c’è nulla di male a dirlo
  • aspirazioni: di fronte ad un lavoro che non è nelle proprie corde e non rispecchia le proprie ambizioni, è bene dirlo chiaramente. Il modo migliore di affrontare questo aspetto è spiegare le proprie motivazioni e illustrare le proprie aspirazioni professionali con onestà e trasparenza.

Alcune domande che vengono poste durante i colloqui di lavoro possono, invece, tranquillamente definirsi a trabocchetto perché inducono il candidato ad andare fuori traccia, esponendolo al rischio di non rispondere in modo pertinente.
In generale, l’obiettivo deve comunque essere quello di rispondere avendo sempre ben chiara in mente la posizione lavorativa per la quale stiamo sostenendo il colloquio. Le risposte devono quindi essere sintetiche, coerenti, ma soprattutto spiegare al recruiter il motivo per il quale siamo la figura più indicata per quello specifico ruolo.

gli errori da non commettere durante un colloquio di lavoro

Durante un colloquio di lavoro sono tanti gli elementi di cui tenere conto. È inevitabile, dunque, che si possano commettere degli errori. Soprattutto chi ha già avuto molte esperienze sa che il rischio è sempre dietro l’angolo.

le risposte banali al colloquio.

La prima trappola da evitare sono le risposte banali. La maggior parte delle volte, ad essere davvero apprezzate da un intervistatore sono l’onestà e la semplicità, oltre a una buona dose di concretezza e di esempi che provino effettivamente le qualità che sostenete di possedere (dalla capacità di problem solving alle competenze organizzative e/o gestionali).

le bugie da non dire in sede di colloquio.

A volte, la voglia di fare bella figura può portarci a non rispondere in maniera sincera alle domande del selezionatore. Questo atteggiamento andrebbe sempre evitato: l’onestà ripaga in qualsiasi occasione, anche quando si è alla ricerca di un lavoro.
È vero che ci sono aspetti per cui una piccola bugia non è un dramma, ma è altrettanto vero che altri elementi richiedono la completa trasparenza ed onestà. Tra gli aspetti su cui non si deve assolutamente mentire ci sono:

  • 1. retribuzione mensile.
    I recruiter, se interessati al profilo che stanno selezionando, fanno la domanda: “Qual è il suo stipendio mensile?” oppure "Qual è la sua retribuzione annua lorda?". Anche se non ricordiamo la RAL in maniera precisa, dobbiamo rispondere il più sinceramente possibile, indicando il salario netto che troviamo all’interno della busta paga. È bene, inoltre, fornire informazioni su tutti i benefit aziendali che abbiamo (buoni pasto, assicurazione, premi di produzione, macchina e telefono aziendale). Se mentiamo sulla retribuzione nella speranza di avere un margine di contrattazione maggiore, potremmo esser facilmente smascherati nel momento in cui, per formulare offerta economica, il selezionatore ci richieda la busta paga o il CU dell’anno precedente.
  • 2. conoscenza di programmi/lingue straniere.
    Un’altra bugia da non dire mai durante un colloquio riguarda la conoscenza di programmi specifici o di una lingua straniera. Non è raro, infatti, che il recruiter possa proporci una prova tecnica, o un test, per valutare la competenza in questi campi. Mentire qui potrebbe mettere il candidato in cattiva luce e comprometterebbe tutte le fasi del colloquio di selezione.
  • 3. esperienze pregresse.
    Le esperienze lavorative pregresse sono scritte nel curriculum vitae e durante un colloquio verrà chiesto di esporle nel dettaglio. Verificarle da parte dell’azienda è molto semplice: basterà una telefonata alla vecchia società o la richiesta di una lettera di referenze. Se non abbiamo detto la verità, in questo modo saremmo subito scoperti. In riferimento alle esperienze pregresse, inoltre, c’è una domanda che può mettere il candidato in agitazione: “Perché ha lasciato il precedente lavoro?”. Se siamo stati licenziati o il nostro contratto non è stato rinnovato, non c’è niente di male a dirlo. Anzi, se avete difficoltà a comunicare una cosa del genere, un buon selezionatore potrà aiutarvi a capire qual è il modo migliore per dare questa informazione.
  • 4. aspirazioni.
    L’ultimo aspetto su cui non possiamo assolutamente mentire è relativo alle aspirazioni. Se il recruiter vi propone un lavoro che non è nelle vostre corde e che non rispecchia le vostre ambizioni, siete “obbligati” per il vostro bene a dirlo. Il modo migliore per affrontare questo aspetto è quello di spiegare il perché e raccontare quali sono i propri sogni lavorativi.

faq e domande frequenti sul colloquio di lavoro.

Di seguito una lista delle domande più frequenti sul colloquio di lavoro, che raccolgono altre informazioni utili a prepararsi al meglio e raggiungere l’obiettivo: ottenere la posizione offerta da un’azienda.