Il contributo IVS (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti) è una contribuzione previdenziale obbligatoria che serve per finanziare il sistema di previdenza sociale gestito dall’INPS e garantire al lavoratore un sostegno economico nel caso in cui si dovessero verificare condizioni che potrebbero renderlo non più abile o idoneo allo svolgimento dell’attività lavorativa (invalidità, raggiungimento dell’età pensionabile, decesso).

Deve essere versato dai lavoratori dipendenti del settore privato e dai lavoratori autonomi. Per i primi, l’IVS viene trattenuto direttamente in busta paga dal datore di lavoro, che provvede poi a versarlo all’INPS. I liberi professionisti e i titolari di partita IVA, invece, effettuano il pagamento attraverso il modello F24.

L’importo da versare non è fisso, ma viene calcolato in base a una percentuale applicata sul reddito imponibile. L'aliquota contributiva per i lavoratori del settore privato varia sulla base delle caratteristiche contributive dell'azienda e del profilo contributivo del lavoratore (impiegato, operaio, full-time o part-time, a tempo indeterminato o determinato).

In questo articolo vedremo dove si trova il contributo IVS in busta paga, chi è esonerato dal suo versamento e quali sono gli obblighi in capo al datore di lavoro in merito a questa imposta previdenziale.

contributo IVS in busta paga
contributo IVS in busta paga

dove si trova il contributo IVS in busta paga.

Il contributo IVS è riportato in busta paga all’interno della sezione riservata alle trattenute previdenziali (scopri di più sulle trattenute in busta paga). In genere, compare tra le voci relative ai contributi INPS, con l’indicazione della percentuale applicata e dell’importo corrispondente sottratto dallo stipendio lordo mensile del lavoratore (leggi anche: come leggere la busta paga).

Per i dipendenti del settore privato, la contribuzione IVS corrisponde generalmente al 33% della retribuzione lorda. Questa percentuale è ripartita tra lavoratore e datore di lavoro: circa il 9,19% è trattenuto dalla busta paga del dipendente, mentre il restante 23,81% è a carico dell’azienda. Tuttavia, le aliquote possono variare in funzione del CCNL applicato, del settore di appartenenza e della posizione contributiva del lavoratore.

qual è l'aliquota del contributo IVS per i lavoratori autonomi?

Il contributo IVS dovuto da liberi professionisti e titolari di partita IVA non viene trattenuto in busta paga ma versato direttamente all’INPS tramite modello F24. Le aliquote cambiano in base alla tipologia di gestione previdenziale:

  • per gli iscritti alla Gestione Separata INPS e non assicurati ad altre forme di previdenza né pensionati, l’aliquota è fissata al 25%;
  • gli iscritti alla Gestione Artigiani e alla Gestione Commercianti devono versare un contributo IVS rispettivamente del 24% e del 24,48%. L’aliquota effettiva dipende dal reddito;
  • al reddito dei liberi professionisti iscritti a una Cassa previdenziale privata (ad esempio architetti, avvocati o ingegneri) si applicano aliquote diverse, che in media si aggirano tra il 10% e il 20%.

È bene ricordare che le aliquote del contributo IVS applicate ai redditi dei lavoratori autonomi possono variare anche in base ad altri fattori, come l’età anagrafica, la localizzazione geografica dell’impresa, il reddito del lavoratore, le dimensioni e il reddito dell’azienda e la tipologia di lavoro svolto.

Scopri di più sulla tassazione dello stipendio.

chi ha l'esonero del contributo IVS.

Il contributo IVS è una delle principali forme di finanziamento del sistema previdenziale italiano e, salvo eccezioni specifiche, è obbligatorio per i lavoratori dipendenti del settore privato (assunti con contratto a tempo determinato o indeterminato), i liberi professionisti e i titolari di partita IVA, compresi apprendisti, commercianti, artigiani, coltivatori, artisti e giornalisti iscritti all’INPGI.

Sono esclusi i dipendenti pubblici, la cui copertura previdenziale è gestita attraverso altri sistemi contributivi, e alcune categorie di lavoratori autonomi, che usufruiscono di forme alternative di tutela in caso di inabilità al lavoro.

Alcune categorie di lavoratori possono però beneficiare di un esonero totale o parziale dal versamento del contributo IVS.

lavoratrici madri di tre o più figli.

La Legge di Bilancio 2024 ha introdotto un esonero contributivo specifico per sostenere l’occupazione femminile e favorire l’equilibrio tra lavoro e famiglia.

La misura riguarda le lavoratrici madri di tre o più figli, sino al compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo, occupate con contratto a tempo indeterminato (esclusi i rapporti di lavoro domestico), e si applica ai periodi di paga compresi tra il 1° gennaio 2024 e il 31 dicembre 2026.

L’esonero è totale e riguarda la quota IVS a carico della lavoratrice dipendente. In sostanza, lo Stato si fa carico del versamento del 9,19% di contribuzione previdenziale normalmente trattenuta in busta paga, aumentando così il netto percepito dalla dipendente.

Nel 2025 questo esonero contributivo resta in vigore, ma entro i limiti stabiliti dalla normativa: la soglia massima è di 3.000 euro annui, da riparametrare su base mensile in importi pari a 250 euro. In caso di rapporti di lavoro che iniziano o terminano nel corso del mese, l’importo deve essere calcolato proporzionalmente: la quota giornaliera prevista è pari a 8,06 euro per ogni giorno di fruizione dell’esonero.

La misura rappresenta un concreto sostegno al reddito per le madri lavoratrici, senza oneri aggiuntivi per le imprese.

lavoratrici madri di due o più figli.

A partire dal 1° gennaio 2025, è entrata in vigore una nuova misura di esonero contributivo a favore delle lavoratrici madri con due o più figli, introdotta dalla Legge di Bilancio 2025. A differenza dell’agevolazione prevista per le madri con almeno tre figli, in questo caso l’esonero è parziale e può essere riconosciuto sia alle lavoratrici dipendenti con contratto a tempo determinato o indeterminato (ad esclusione delle lavoratrici domestiche) sia a quelle autonome.

Per accedere a questo esonero, è necessario avere un reddito imponibile annuo non superiore a 40.000 euro. Inoltre, l’agevolazione è valida fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo. Tuttavia, a decorrere dall’anno 2027, per le madri di tre o più figli, l’esonero contributivo spetta fino al mese del compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo.

Va specificato che non è cumulabile con la misura di sostegno già prevista per le madri con tre o più figli introdotta dalla Legge di Bilancio 2024. 

Al momento non sono stati definiti né l’ammontare preciso dell’esonero né le modalità operative per la sua applicazione. Sarà un Decreto attuativo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, elaborato di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, a stabilirne i dettagli.

quali sono gli obblighi del datore di lavoro.

Il datore di lavoro ha un ruolo centrale nella gestione dei contributi IVS e deve rispettare una serie di obblighi precisi. È infatti tenuto a calcolare correttamente l’importo da versare per ciascun dipendente, applicando le aliquote previste dalla normativa vigente. 

Una volta determinato l’importo, il datore di lavoro deve effettuare le trattenute sulla busta paga del dipendente per la parte di contributo IVS a suo carico. Questa operazione deve avvenire con la massima trasparenza: la voce relativa alla trattenuta deve essere chiaramente indicata all’interno della busta paga, in modo che il lavoratore possa verificare l’esattezza dell’importo prelevato e agevolare eventuali controlli da parte degli organi competenti.

È sempre responsabilità del datore di lavoro versare regolarmente all’INPS l’ammontare del contributo IVS, comprensivo sia della quota a carico del lavoratore sia di quella di sua competenza. I versamenti devono avvenire entro i termini previsti dalla legge, mediante modello F24 e trasmissione UNIEMENS.

Il mancato adempimento di questi obblighi nei confronti dell’INPS può comportare possibili sanzioni. 

In assenza del pagamento dei contributi entro i termini previsti dalla legge, e in relazione alla gravità dell'inadempienza, si può incorrere in sanzioni civili, sanzioni amministrative, sanzioni penali. L'omesso versamento delle ritenute previdenziali operate sulle retribuzioni dei lavoratori può essere oggetto di sanzione penale e di sanzione amministrativa

Il mancato versamento dei contributi IVS ha rilevanza anche sul piano giuslavoristico. La mancata contribuzione, infatti, costituisce una violazione dei diritti del lavoratore e può rappresentare una giusta causa di dimissioni.

Il contributo IVS è un elemento fondamentale del sistema di tutela previdenziale: garantisce al lavoratore la possibilità di ricevere un sostegno economico in caso di inabilità al lavoro. Assicurarne il corretto versamento non è solo un dovere legale per il datore di lavoro, ma anche un atto di responsabilità nei confronti dei propri dipendenti.

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