I caregiver familiari si prendono cura di familiari e congiunti anziani, malati o disabili. Li aiutano nelle incombenze quotidiane e nelle sfide - piccole e grandi - che ogni giorno la vita propone. Lo fanno con devozione e amore, ma il loro contributo si perde nelle larghe maglie della legislazione italiana. Spesso, infatti, i caregiver rappresentano una rete invisibile e silenziosa di assistenza. 

Questa figura esiste da tempo. E da tempo si sobbarca un compito gravoso, mentre in Italia il crollo della natalità è irrefrenabile, la “domanda” di cure per persone parzialmente o totalmente non autosufficienti continua a crescere e le politiche pubbliche di supporto per chi ricopre questo ruolo si dimostrano inefficaci.

Scopriamo insieme chi è il caregiver familiare, quali sono i suoi compiti, in cosa si differenzia dal caregiver professionale e qual è lo stato dell’arte della legislazione italiana su questo importantissimo tema, con un focus particolare sulle soluzioni di welfare per i lavoratori che assistono familiari e congiunti non autosufficienti.

personale medico permette il caregiver familiare
personale medico permette il caregiver familiare

caregiver: il significato di questa parola.

Cosa significa “caregiver”? Il termine anglosassone, in italiano “prestatore di cura”, si riferisce a un familiare che assiste i propri cari in difficoltà, persone non in grado di provvedere a loro stesse a causa di particolari condizioni fisiche, mentali o emotive.

La Carta europea del familiare che si prende cura di un familiare non autosufficiente, elaborata dalla Confederazione delle organizzazioni di famiglia con persone disabili dell’Unione Europea, definisce il caregiver come una persona non professionista che risponde, in modo gratuito, al bisogno affettivo, relazionale e di sicurezza del proprio caro, parzialmente o totalmente non autosufficiente.

I caregiver, quindi, sono coloro che si fanno carico della gestione del malato, aiutandolo ad affrontare le incombenze della vita quotidiana. Sono generalmente persone adulte, a volte anziane, che assistono altri membri della famiglia che necessitano di supporto per problematiche dovute a:

  • invecchiamento;
  • patologie croniche;
  • infermità.

Il più delle volte, si tratta di lavoratori che si trovano a dover assistere genitori, nonni o comunque parenti di una certa età, oppure figli con gravi disabilità. È meno frequente, ma non per questo impossibile, che il problema riguardi anche i più giovani.

Essere un caregiver richiede impegno e dedizione costanti. Un atteggiamento di devozione totale verso il proprio parente, quello che i latini erano soliti chiamare “pietas”. Un sentimento di amore doveroso, nel quale non rientra un semplice moto del cuore, ma anche una forte connotazione etica e morale.

i compiti del caregiver.

L’aiuto che questa figura fornisce alla persona cara non autosufficiente può essere prodigato in modo più o meno continuativo e può assumere forme diverse.

I compiti del caregiver familiare, infatti, variano da caso a caso, a seconda delle condizioni di salute e delle esigenze dell’assistito. In genere, consistono in attività di assistenza sia diretta che indiretta: le prime sono finalizzate a soddisfare i bisogni primari della persona accudita, le seconde, invece, hanno una natura logistica e organizzativa.

Tra queste rientrano:

  • cure infermieristiche;
  • cure sanitarie;
  • cure personali;
  • accompagnamento all’educazione e alla socializzazione;
  • disbrigo di pratiche amministrative e burocratiche;
  • coordinazione;
  • sorveglianza continua, attiva o passiva;
  • comunicazione;
  • sostegno psicologico;
  • svolgimento di attività domestiche.

Nella loro devozione e abnegazione, non sempre i caregiver familiari riescono a dare un aiuto corretto, mirato ed efficace. Talvolta, possono non interpretare correttamente le esigenze del loro caro e non riconoscere che avrebbero bisogno di un tipo di assistenza diverso da quello che sono in grado di offrire. 

Un genitore anziano, per esempio, potrebbe aver bisogno di una RSA, oppure di una badante, ma anche di un infermiere H24 a domicilio. In altri casi, potrebbe essere sufficiente l’assistenza di un operatore socio sanitario. È in queste circostanze che entra in gioco la figura del caregiver professionale.

Vediamo qual è la differenza tra caregiver familiare e caregiver professionale.

caregiver familiare.

Il caregiver familiare, noto anche come caregiver informale, è una persona che, in ambito domestico, offre supporto volontario e gratuito a un familiare parzialmente o totalmente non autosufficiente, che a causa di età avanzata, malattie o disabilità necessita di supporto per lo svolgimento delle attività quotidiane.

Questo ruolo è spesso assunto da figli che si prendono cura dei genitori anziani, coniugi che assistono il partner malato o genitori che si occupano di un figlio disabile.

I compiti del caregiver familiare si concentrano principalmente sul supporto emotivo, l’assistenza personale e la gestione quotidiana del malato. Questa figura:

  • aiuta l’accudito a lavarsi, vestirsi e mangiare;
  • si occupa delle pulizie domestiche, della preparazione dei pasti e della gestione delle finanze;
  • fornisce supporto emotivo, motivato dall’amore e dalla dedizione, essenziale per il benessere emotivo dell'assistito;
  • coordina le cure sanitarie, organizzando gli appuntamenti medici e gestendo la somministrazione dei farmaci, sulla base delle informazioni fornite dai professionisti sanitari.

caregiver professionale.

Il caregiver professionale, invece, è un assistente che, dietro il pagamento di un compenso, offre supporto e cura a persone non autosufficienti, sia a domicilio che in strutture residenziali. 

Questa figura, esterna al nucleo familiare, lavora spesso sotto la supervisione diretta o indiretta di un familiare dell'assistito o di un responsabile di servizi, collaborando con altri operatori sanitari per fornire un'assistenza completa.

Rientrano in questa categoria gli operatori socio-sanitari (OSS), persone dotate di qualifiche professionali specifiche e preparate per gestire una varietà di condizioni mediche o disabilità, e le badanti.

Il caregiver professionale:

  • è formato per eseguire compiti che richiedono specifiche competenze tecniche, come la gestione di particolari apparecchiature mediche;
  • assicura assistenza sanitaria qualificata, svolgendo compiti come il controllo dei parametri vitali o la gestione di condizioni mediche complesse;
  • fornisce supporto psicologico professionale, soprattutto se formato in aree come la terapia o il counselling.

proposta di legge sul caregiver.

Nonostante siano state approvate diverse norme regionali sul tema, per esempio in Emilia-Romagna e, più recentemente, nel Lazio, attualmente non esiste una legge nazionale che riconosca ufficialmente la figura del caregiver familiare.

Gli unici riferimenti normativi sono contenuti nella legge di bilancio 2018 (legge n. 205 del 27 dicembre 2017, articolo 1, commi 254-256), che per la prima volta riconosce e delinea la figura del caregiver, istituendo un Fondo con una dotazione iniziale di 20 milioni di euro, poi incrementata di 5 milioni di euro, per sostenere interventi legislativi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico di chi ricopre questo delicato ruolo.

Il 17 gennaio 2024 si è aperto il Tavolo Tecnico interministeriale per il riconoscimento legislativo del caregiver familiare, che avrà una durata di 6 mesi e lavorerà per formulare proposte per un disegno di legge che riconosca il ruolo del caregiver familiare, identifichi e quantifichi la platea dei beneficiari e definisca il ruolo del caregiver all'interno di un sistema integrato di cura della persona malata.

Tuttavia, la questione si presenta complessa perché richiede un’attenta ricognizione dello stato dell'arte delle proposte di legge già depositate in Parlamento e delle diverse leggi regionali esistenti. 

Attualmente, presso la Camera dei deputati sono state presentate diverse proposte di legge che mirano a introdurre una regolamentazione per la figura dei caregiver familiari, riconoscendo l’attività che svolgono come un vantaggio per l'intera collettività. 

In merito alle risorse disponibili per sostenere l’integrazione dei caregiver nell'ordinamento giuridico italiano, il Fondo istituito nel 2018 con la legge di bilancio 2018 ha mutato finalità. La legge di bilancio 2021 ha istituito un nuovo Fondo di 30 milioni di euro, successivamente abrogato dalla legge di bilancio 2024. 

Resta quindi da capire come sarà possibile reperire le risorse finanziarie necessarie per la realizzazione di un intervento legislativo a sostegno dei caregiver familiari.

Attualmente, a supportare i caregiver interviene a livello nazionale la legge 104 del 1992, la normativa di riferimento per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone con handicap, il cui compito è garantire sostegno alle famiglie con una persona con disabilità. 

Il testo fornisce numerose agevolazioni in ambito lavorativo. Infatti, per il familiare che assiste con continuità un parente con problemi "riconosciuti", è previsto il diritto ai permessi retribuiti e il diritto a scegliere (se possibile) la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio. Inoltre, non può essere trasferito senza il suo consenso in un'altra sede.

il caregiver e le soluzioni welfare di Randstad.

Non solo lo Stato. Anche le imprese possono dare un contributo importante e supportare i caregiver nella cura dei familiari assistiti, migliorando le loro condizioni di vita e lavoro.

Occuparsi di una persona anziana, malata o disabile non solo richiede un ingente investimento economico, ma implica anche un notevole dispendio di tempo.

A volte, il peso delle responsabilità è talmente gravoso che può ripercuotersi anche sull'attività professionale. Lo stress e la preoccupazione possono minare concretamente la serenità e la produttività sul luogo di lavoro, generando il cosiddetto burnout.

Molti caregiver, sia uomini che donne, non sono consapevoli della propria situazione e non possiedono gli strumenti adatti per affrontarla, perciò si isolano dalla collettività e non chiedono supporto ai propri HR o ai colleghi.

Inoltre, molto più frequentemente di quanto si pensi, chi ricopre questo ruolo si trova costretto a ridimensionare il proprio impegno professionale.

Le imprese possono offrire un aiuto concreto ai caregiver nella gestione dei familiari in difficoltà attraverso soluzioni di welfare aziendale appositamente formulate per alleggerire questo tipo di carichi.

Tra i servizi da includere nel piano di welfare, avvalendosi della collaborazione di enti specializzati e qualificati, sia pubblici che privati, ci sono, per esempio, percorsi di orientamento, sportelli di ascolto e piattaforme di networking per la condivisione di esperienze tra caregiver.

Randstad Welfare collabora con Village Care e Ugo Personal Assistant, partner selezionati non solo per la loro professionalità, ma soprattutto per il loro “tocco umano”: una voce esperta e amica, che contribuisce alla serenità psicologica dei caregiver. 

Sono stati attivati una serie di servizi per il lavoratore caregiver, come:

  • colloqui di orientamento;
  • analisi delle soluzioni presenti sul territorio;
  • assistenza domiciliare di base;
  • il supporto per l'ingresso delle persone anziane in centri residenziali;
  • supporto nella ricerca badanti e infermieri a domicilio;
  • consulti telefonici con geriatri e specialisti;
  • percorsi relazionali psicologici, di consapevolezza e educativi personalizzati.

Con l’aiuto dei partner già individuati da Randstad, le aziende possono inoltre sviluppare una rete di assistenza e costruire un sistema di welfare su base territoriale che vada al di là di quanto già previsto dalla normativa. 

La persona caregiver e i suoi familiari fragili hanno bisogno non solo di un aiuto specializzato e qualificato ma anche di ricevere una risposta di inclusione nella comunità e nel territorio. Per questo, la sinergia con il territorio, le reti di consorzi e le cooperative sociali è indispensabile.

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